Primo via libera in Commissione per la bozza di risoluzione per garantire l’aborto a tutte le donne che vivono nei Paesi dell’UE.
Lo scorso 5 novembre la Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere (FEMM) ha approvato una bozza di risoluzione per garantire l’aborto come ‘diritto fondamentale’ anche per tutte quelle donne che vivono in Paesi dove non è permessa la volontaria interruzione di gravidanza. L’obiettivo è quindi quello di consentire a queste donne di spostarsi – senza spese – in uno Stato dell’Unione Europea dove l’aborto è consentito.
La bozza di risoluzione, passata con 26 voti a favore e 12 contrari, prende spunto dall’iniziativa ‘My Voce My Choice: For Safe and Accessible Abortion’ (‘La mia voce, la mia scelta: per un aborto sicuro e accessibile’) sostenuta da oltre 1,2 milioni di firme da parte dei cittadini UE – superata quindi la soglia minima legale di un milione di firme – e dall’appoggio di più di 300 organizzazioni europee che lottano per garantire il diritto all’aborto.
Con la bozza, che verrà sottoposta al voto dell’Aula di Strasburgo in una delle prossime sessioni plenarie, si chiede di rimuovere gli ostacoli giuridici e pratici che impediscono a molte donne dei 27 Paesi dell’UE di poter accedere all’aborto sicuro e legale. Nel documento si invita quindi l’UE “a istituire un meccanismo di adesione facoltativo aperto agli Stati membri su base volontaria, con il sostegno finanziario dell’UE per garantire la solidarietà, senza interferire con le leggi e i regolamenti nazionali“.
My voice my choice: l’aborto ‘libero e sicuro’ scatena critiche
Nika Kovac, rappresentante di My Voice My Choice, ha fatto l’esempio delle donne polacche, che molto spesso si affidano alle organizzazioni non governative per i viaggi e le procedure mediche (molto costose): “Quello che vogliamo fare – ha detto Nika Kovac – è trovare un modo affinché le Ong o le donne stesse non debbano pagarle“.

Carolina Morace, europarlamentare del Movimento 5 Stelle e membro di FEMM, ha chiesto l’introduzione di un “fondo europeo“, così da permettere alle donne “di abortire in modo sicuro e legale in un altro Paese europeo, se questo diritto non è garantito nel proprio“.
Non mancano le critiche da parte delle organizzazioni pro-vita: gli attivisti che si battono contro l’aborto fanno presente che in questo modo le spese per viaggi e procedure mediche delle donne che vorranno abortire verrebbero garantite con soldi pubblici. Inoltre i pro-vita sottolineano che tra i valori richiamati nella bozza di risoluzione, come ad esempio il rispetto dell’integrità morale e fisica, non ci sia anche il diritto alla vita.