Bosnia: tensioni a Široki Brijeg, fermata la provocazione estremista

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una donna musulmana in hijab, ripresa mentre pregava in un giardino a Široki Brijeg, sarebbe stata invitata ad andarsene da un passante. una donna musulmana in hijab, ripresa mentre pregava in un giardino a Široki Brijeg, sarebbe stata invitata ad andarsene da un passante.
La chiesa si Siroki Brijeg (www.medjugorje.it)
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Basta poco per accendere la miccia in Bosnia-Erzegovina, terra ancora segnata dalle ferite del conflitto degli anni ’90.

Nei giorni scorsi un semplice video diffuso sui social ha rischiato di trasformarsi in un pericoloso incidente interetnico tra croati cattolici e bosgnacchi musulmani. Solo il tempestivo intervento delle autorità ha impedito che la situazione degenerasse, evitando uno scontro che avrebbe potuto avere conseguenze gravi per l’intero Paese.

Una scintilla accesa sui social

La vicenda è nata da un filmato circolato online: una donna musulmana in hijab, ripresa mentre pregava in un giardino a Široki Brijeg, sarebbe stata invitata ad andarsene da un passante. Un episodio apparentemente banale, privo di violenza fisica, ma sufficiente a scatenare dure reazioni da parte di ambienti islamici radicali.

Tra i più attivi, il teologo Sanin Musa, noto per le sue posizioni estremiste, che ha annunciato la discesa in città di un migliaio di musulmani per una preghiera pubblica il 14 agosto, proprio in concomitanza con la processione per l’Assunzione. A infiammare ulteriormente la tensione è intervenuto anche il tiktoker Amuer Hasanagić, che ha addirittura invitato i partecipanti a portare armi per “difendere” i fedeli.

Le autorità non sono rimaste a guardare. La polizia dell’Erzegovina occidentale ha vietato la manifestazione, riconoscendone la natura provocatoria, mentre quella di Sarajevo ha convocato Musa per un interrogatorio, bloccandone i piani. In realtà, all’appuntamento fissato a Jablanica si sono presentate solo sette persone, subito allontanate dall’imam locale, che ha preso le distanze dall’iniziativa.

La polizia dell’Erzegovina occidentale ha vietato la manifestazione, riconoscendone la natura provocatoria, mentre quella di Sarajevo ha convocato Musa per un interrogatorio, bloccandone i piani
Sanin Musa (www.medjugorje.it)

Il pericolo evitato e i timori futuri

Nonostante il fallimento di Musa, la tensione è stata reale. A Široki Brijeg molti croati erano già pronti a reagire, con il rischio di innescare una spirale di violenza difficile da controllare. Le massime autorità islamiche del Paese hanno condannato l’iniziativa, ma il timore resta: quello che la provocazione possa essere ripetuta da altri leader con maggiore seguito.

Široki Brijeg, città a stragrande maggioranza croata e cattolica, è anche una delle zone più sviluppate economicamente del Paese, frequentata quotidianamente da persone di ogni etnia. Finora non vi sono mai stati episodi di conflitto religioso o culturale, ma l’ombra della strumentalizzazione politica incombe.

A preoccupare ulteriormente i croati è l’uso della preghiera islamica come gesto simbolico di “conquista territoriale”. Nei giorni scorsi, un profilo bosgnacco ha persino diffuso un fotomontaggio offensivo della Madonna di Medjugorje raffigurata in atteggiamento di adorazione islamica, alimentando tensioni e timori che altre città a maggioranza cattolica, come Grude, Čitluk e la stessa Medjugorje, possano diventare obiettivi di nuove provocazioni.