Cardinale Sarah: “Con fiducia verso Leone XIV, la Chiesa ha una missione comune”

Nel giorno del suo ottantesimo compleanno, il cardinale Robert Sarah si è raccontato in una lunga intervista, offrendo una riflessione profonda sul pontificato di papa Leone XIV e sul ruolo della Chiesa cattolica nel mondo contemporaneo.

Originario della Guinea, il porporato ha attraversato decenni di storia ecclesiastica, vivendo da vicino l’esperienza di santi, Papi e momenti cruciali della vita della Chiesa, e oggi si propone come testimone di fede e custode della Tradizione.

L’eredità e la fiducia nel pontificato di Leone XIV

Il cardinale Sarah, che ha conosciuto figure di rilievo come Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco, guarda con «grande fiducia» al nuovo Pontefice, Leone XIV, eletto nel maggio 2025 al termine del Conclave a cui ha partecipato. La scelta del nome pontificale, in onore di Leone XIII, segna un richiamo alla tradizione e alla centralità di Cristo nella vita della Chiesa.

«Leone XIV sta facendo riemergere l’irrinunciabile centralità di Cristo, l’evangelica consapevolezza che “senza di Lui non possiamo fare nulla”: né costruire la pace, né edificare la Chiesa, né salvare la nostra anima», afferma Sarah. Il cardinale sottolinea l’attenzione del Papa verso il mondo, esercitata «in spirito di ascolto e di dialogo, sempre con un’avveduta considerazione della Tradizione». Quest’ultima viene definita come «un motore della storia», sia quella generale sia quella ecclesiale, senza la quale «non potrebbe esistere la Chiesa stessa».

Sarah respinge con fermezza le interpretazioni superficiali riguardo alle scelte simboliche di Leone XIV, come la mozzetta rossa indossata fin dal primo giorno del pontificato, definendola un segno di giurisdizione papale e vescovile, e non motivo di clamore o polemica.

Il percorso del cardinale Sarah è emblematico di una Chiesa che unisce Nord e Sud del mondo. Nato in Guinea, ha iniziato il suo ministero come prete e arcivescovo in Africa, per poi approdare alla Curia Romana grazie alla fiducia di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco, che lo ha nominato prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti fino al 2021.

Dalla sua esperienza emerge una visione della Chiesa come «un’unica missione da adempiere in pieno spirito di comunione», superando divisioni ideologiche tra chi vorrebbe rinnegare la Tradizione e chi la considera immutabile e cristallizzata. «Diversi sono i carismi, ma la missione è una sola e presuppone la comunione», ricorda Sarah.

Il cardinale si definisce un testimone, più che un “ponte”, e richiama il Nord «sazio e disperato» e il Sud che invece «non ha perso le ragioni del vivere e del morire, del lottare e dell’amare», ma che è frenato da problemi spesso irrisolti per interessi nascosti.

Il Cardinale Robert Sarah e Papa Benedetto XVI (www.medjugorje.it)

La fede al centro dell’annuncio e il senso del trascendente in Occidente

Parlando dell’annuncio cristiano, Sarah evidenzia come esso debba essere «sempre lo stesso», forte e chiaro, senza compromessi. «L’uomo abbandona la Chiesa quando dimentica se stesso e censura le proprie domande fondamentali», spiega, sottolineando che la Chiesa non abbandonerà mai l’uomo, anche se «alcuni cristiani, a ogni grado della gerarchia, possono aver abbandonato gli uomini ogni volta che si sono vergognati di Cristo».

Il cardinale ha recentemente pubblicato il libro Dio esiste? (Cantagalli, 2025), nel quale affronta il problema del senso del trascendente, particolarmente smarrito in Occidente. «Qui è ormai prevalsa l’idea che si possa fare a meno di Dio», dice Sarah, ricordando l’invito di Benedetto XVI a vivere “come se Dio esistesse” (Etsi Deus daretur).

Dio, sottolinea, «non è un’idea o una convinzione personale, ma una certezza: il Figlio dell’uomo è realmente esistito e abita ancora in mezzo a noi». In un’epoca in cui l’uomo ha detronizzato Dio e cerca di creare un nuovo ordine, il cardinale invita a riscoprire la presenza viva del Verbo incarnato.

Il porporato si sofferma anche sulla riforma della Curia Romana e sull’enfasi posta da papa Francesco sulla sinodalità. «La Chiesa è un’istituzione articolata e ogni suo settore è fondamentale», spiega Sarah commentando la frase di Leone XIV secondo cui «la Curia resta, mentre i Papi passano». Questa affermazione vuole «incoraggiare la Curia a ricucire gli strappi del passato».

Riguardo alla sinodalità, Sarah auspica un approfondimento teologico che la colleghi strettamente al concetto di comunione, «molto più antica e ricca», per evitare contrapposizioni ideologiche tra ecclesiologie sinodale e comunionale. La comunione è vista come un fine gerarchico, voluto da Gesù, mentre la sinodalità è uno stile da verificare e adottare come mezzo.

Sul tema della liturgia e dell’uso del Messale del 1962, Sarah difende la varietà dei riti cattolici come una ricchezza, criticando l’eventualità di vietare il rito antico. «Un rito ultramillenario non si compone alla scrivania, ma è il frutto di sedimentazioni teologico-cultuali», spiega, sottolineando che la liturgia è anche fonte per la teologia e non si può negare l’accesso alle “fonti antiche” senza impoverire la riflessione teologica.

Cardinale Robert Sarah, celebrazione (www.medjugorje.it)

Critiche e prospettive sui temi morali e sociali

Il cardinale non nasconde le sue riserve verso documenti divisivi come Fiducia supplicans, la dichiarazione sulla benedizione delle coppie “irregolari”, comprese quelle omosessuali, definendola teologicamente debole e pericolosa per l’unità della Chiesa. Auspica un chiarimento e una possibile riformulazione, invitando a mettere da parte un documento che considera da dimenticare.

Nel suo percorso, Sarah ha sempre mantenuto una posizione conservatrice riguardo alla dottrina della fede, opponendosi a derive che indeboliscano l’insegnamento morale cattolico, come nel caso dell’ordinazione dei viri probati o dell’introduzione della teoria del gender, quest’ultima denunciata come un’imposizione ideologica e finanziaria soprattutto nei Paesi africani.

Il cardinale ricorda con affetto la sua nascita in una famiglia cristiana e la vocazione sacerdotale come doni divini che hanno segnato la sua vita. Rivolge infine un pensiero all’Africa, sottolineando che le Chiese africane possono offrire alla Chiesa universale «freschezza di fede, genuinità ed entusiasmo» spesso assenti in Occidente, ma che il continente paga un alto prezzo in termini di martirio, che egli considera seme fecondo di nuovi cristiani.

Il suo ruolo di testimone e portavoce di questa realtà globale lo rende una figura di spicco nel dialogo tra culture e nella difesa di una fede salda, radicata nella Tradizione e aperta al mondo, come dimostra la sua stima per il pontificato di Leone XIV, guida di una Chiesa che vuole essere unita, missionaria e fedele a Cristo.

Published by
Gianluca Di Marcantonio