Perchè si fa silenzio in chiesa? - medjugorje.it
Perchè la chiesa è un luogo in cui vige il silenzio e non si chiacchiera come altrove? Forse non tutti sanno il motivo di questo comportamento, tutt’altro che scontato.
Molto spesso non se ne conosce l’effettivo motivo, ma si sa che in chiesa si rispetta il silenzio e non si chiacchiera come si fa in tanti altri luoghi. Il comportamento che si assume nell’aula liturgica non è dettato dalle norme del galateo e non si tratta di puro formalismo o regole vuote ideate e imposte da qualcuno.
Dietro al silenzio da tenere in chiesa e ad un atteggiamento composto, sobrio, che riguarda anche il tono della voce e un appena accennato dialogo con gli altri solo per poche necessità pratiche, ci sono motivazioni profonde. È facile intuire che il luogo sacro richiede un’atmosfera che favorisca il raccoglimento e la preghiera. Rumori molesti, chiacchiericcio, tono della voce alto, risate e urla certamente provocherebbero distrazione e confusione.
Il granede filosofo e sacerdote, Romano Guardini, riguardo al silenzio in chiesa scriveva: “A mio avviso la vita liturgica inizia con il silenzio. Senza di esso tutto appare inutile e vano. Il tema del silenzio è molto serio, molto importante e purtroppo molto trascurato. Il silenzio è il primo presupposo di ogni azione sacra“.
Tacere e stare in assenza di suoni forti aiuta a concentrarsi sulla relazione con Dio. Evita l’impegno del pensiero e dell’azione in altre attività che non siano la contemplazione divina. La funzione del silenzio liturgico appare evidente se si considera l’importanza di porsi in ascolto del Signore e dell’azione dello Spirito Santo in noi. In preparazione all’incontro della liturgia il silenzio è necessario per prepararsi, cercando di lasciar lontano, il più possibile, tutto ciò che occupa la nostra attenzione.
L’assenza di parole e di dialogo aiuta notevolmente in questo. Senza le distrazioni date dal suono della voce, propria e altrui, ci si predispone meglio all’ascolto della Parola di Dio e a mettere in contatto il proprio cuore con quello del Signore. La preghiera personale splende nel silenzio, si sviluppa con maggior pienezza e facilità. Anche attraverso il silenzio si mette Dio al centro dell’incontro.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna la preziosità del silenzio e il suo significato prima, durante e dopo le celebrazioni: “L’assemblea deve prepararsi ad incontrare il suo Signore, essere un popolo ben disposto. Questa preparazione dei cuori è opera comune dello Spirito Santo e dell’assemblea, in particolare dei suoi ministri. La grazia dello Spirito Santo cerca di risvegliare la fede, la conversione del cuore e l’adesione alla volontà del Padre. Qeuste disposizioni sono il presupposto per l’accoglienza delle altre grazie offerte nella celebrazione stessa e per i frutti di vita nuova che essa è destinata a produrre in seguito” (1098).
Si comprende come il silenzio sia essenziale per vivere appieno quel raccoglimento in cui lo Spirito agisce donando pace interiore. Non parlare ci permette di riprendere respiro e aprire maggiormente il cuore all’accoglienza della verità. Soprattutto, la celebrazione è preghiera, dialogo con Dio, e sappiamo anche dalla Sacra Scrittura che il silenzio è il luogo privilegiato della rivelazione di Dio.
Se il silenzio prima e durante la liturgia rimanda al deserto, il posto favorevole alla conversione e alla trasformazione del cuore, “abilita alla vera partecipazione alla celebrazione“, come affermato da papa Benedetto XVI nella Sacramentum Caritatis, n.55, ciò serve anche dopo.
Lo stesso silenzio che precede e prepara la celebrazione continua nel ringraziare e si prolunga per lodare ancora.Per sedimentare nel profondo i frutti dell’incontro che c’è stato il raccoglimento non può finire da un momento all’altro, ma ha bisogno di un ulteriore tempo di concentrazione per poi reimmettersi nella frenesia delle tante attività del mondo.