La deposizione di Padre Silvano Ruaro sui crimini di guerra in Congo: il missionario ha fatto il nome di Jean Pierre Bemba.
Il processo che si è svolto nei giorni scorsi a Parigi si è concluso con la condanna a 30 anni per Roger Lumbala. L’ex leader ribelle congolese, arrestato nella capitale francese nel 2021, è stato ritenuto complice dei crimini contro l’umanità commessi dai suoi soldati nel 2002-2003 nella Repubblica Democratica del Congo.
La giustizia francese ha indagato a fondo sul ruolo che Lumbala ha avuto nei massacri, stupri e torture ai danni delle popolazioni civili Batwa e Nande: l’operazione in questione, denominata ‘Effacer le tableau’ (‘Fare tabula rasa’), fu uno degli atti di barbarie più efferati della Seconda Guerra del Congo, che si svolse tra il 1998 e il 2003 provocando la morte di oltre 5 milioni di persone.
Padre Silvano Ruaro: la verità sui crimini di guerra in Congo
Nel processo al ‘signore della guerra’ ha giocato un ruolo anche la deposizione di padre Silvano Ruaro, 87 anni, missionario dehoniano arrivato in Congo nel 1970. Nelle sue tre ore di racconto padre Ruaro ha riferito che in realtà a capo degli uomini che seminarono il terrore nella provincia congolese non c’era Lumbala, ma Jean Pierre Bemba, già condannato dalla Corte Penale Internazionale per i feroci crimini che i suoi uomini avevano commesso in Repubblica Centrafricana.

Non solo: sempre padre Ruaro ha affermato che “a capo dell’operazione nella nostra missione di Mambasa, saccheggiata e occupata per tre mesi, c’era il colonnello Freddy Ngalimu“. Proprio quest’ultimo, a detta del missionario, “dava ordini e firmava documenti come colonnello dell’ALC, il gruppo armato di Bemba, e non dell’RCD-N di Lumbala“.
Bemba, dopo 9 anni di carcere all’Aja, è rientrato in Congo e ha ripreso l’attività politica: oggi ricopre il ruolo di vicepremier e ministro dei Trasporti, dopo essere già stato ministro della Difesa. Proprio queste accuse hanno scatenato delle telefonate dal Congo cariche di preoccupazione, come racconta proprio padre Ruaro a Il Fatto Quotidiano: “Silvano, stai attento. I nomi che citi sono pericolosi, non tornare qui. Certo che sappiamo, qui tutti stanno seguendo il processo di Parigi“.
Un’alunna del missionario violentata da 5 soldati: “Per lei ho accettato di testimoniare”
“Io ho detto ciò che ho visto e vissuto – le sue parole al ‘Fatto Quotidiano’ – e l’ho fatto per le donne vittime di violenza. Non posso dimenticare quel colonnello che indicava via via le ragazze per strada e se le faceva portare in stanza. Se ciascuno facesse la sua parte, si potrebbe mettere un freno a questa impunità dilagante“.
Tra i racconti del missionario spicca soprattutto quello di una sua alunna 13enne che rivelava a una operatrice umanitaria di Medici Senza Frontiere le violenze subite da 5 soldati: “Io traducevo e piangevo. Ecco, è per lei che ho accettato di testimoniare. Per lei e per tutte le ragazze e le donne che in quei terribili giorni del 2002 sono state violate, senza mai aver avuto giustizia“.