Cristiani i più perseguitati nel mondo: l’UE si è rifiuta di attuare programmi rivolti ai perseguitati

Negli ultimi anni, la persecuzione dei cristiani nel mondo è diventata una questione di crescente preoccupazione globale. Negli ultimi anni, la persecuzione dei cristiani nel mondo è diventata una questione di crescente preoccupazione globale.
Immagine del Cristo sfregiata (www.medjugorje.it)
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Negli ultimi anni, la persecuzione dei cristiani nel mondo è diventata una questione di crescente preoccupazione globale.

Secondo le stime, i cristiani sono la comunità religiosa più perseguitata, con milioni di persone che affrontano discriminazione, violenza e persino morte a causa della loro fede. In questo contesto, l’Unione Europea (UE), pur avendo messo in campo iniziative per contrastare altre forme di discriminazione religiosa, sembra essersi astenuta dall’attuare programmi specifici per i cristiani perseguitati. Al contrario, paesi come l’Ungheria si sono distinti per un impegno attivo nel fornire aiuto e sostegno ai cristiani in difficoltà.

L’impegno dell’Ungheria

L’Ungheria, sotto la guida del primo ministro Viktor Orbán e del Segretario di Stato per l’Aiuto ai Cristiani Perseguitati, Tristan Azbej, ha implementato un programma noto come Hungary Helps, lanciato nel 2017. Grazie a questo schema, il governo ungherese ha fornito assistenza a oltre due milioni di cristiani perseguitati, spaziando dai rifugiati in fuga da conflitti in Medio Oriente ai gruppi religiosi oppressi in Africa. Questo programma ha avuto un impatto diretto sulle vite delle persone aiutate e ha messo in evidenza una lacuna significativa nelle politiche dell’UE.

Durante una recente visita negli Stati Uniti, Azbej ha incontrato diversi leader di gruppi cristiani orientali, tra cui i cattolici caldei dell’Iraq, i quali hanno espresso gratitudine per il supporto ungherese nel ricostruire le loro comunità devastate dalla guerra. Questi incontri hanno mostrato come l’Ungheria fornisca non solo aiuto finanziario, ma si impegni anche a restituire dignità e speranza a coloro che sono stati colpiti dalla violenza e dalla persecuzione.

Tuttavia, nonostante il fervente sostegno ai cristiani perseguitati, l’Ungheria ha mantenuto una posizione rigorosa nei confronti dell’immigrazione. Orbán ha ripetutamente dichiarato che la migrazione di massa rappresenta una minaccia, preferendo promuovere la sicurezza dei cristiani nelle loro terre d’origine piuttosto che accoglierli nel paese. Questa posizione ha portato a tensioni con l’Unione Europea, culminando in multe significative imposte dalla Corte di giustizia europea per la mancata attuazione delle normative europee sull’asilo.

la risposta dell'Unione Europea è stata di una sorprendente indifferenza
Le immagini di una chiesa bruciata (www.medjugorje.it)

La risposta dell’Unione Europea

Al contrario, la risposta dell’Unione Europea è stata di una sorprendente indifferenza. Nonostante il cristianesimo sia la religione più perseguitata al mondo, l’UE ha nominato coordinatori per combattere l’antisemitismo e l’odio anti-musulmano, ma non ha istituito alcuna posizione analoga per affrontare la situazione dei cristiani perseguitati. Questo silenzio istituzionale ha sollevato interrogativi sulle priorità dell’UE in materia di diritti umani e libertà religiosa.

È interessante notare che l’atteggiamento dell’Ungheria nei confronti della persecuzione cristiana è radicato in una visione culturale e politica più ampia. Il partito Fidesz, al governo, ha sempre promosso valori cristiani e l’importanza del cristianesimo nella società ungherese. La Legge fondamentale ungherese del 2011 riconosce esplicitamente il ruolo del cristianesimo nella conservazione della nazione, e un emendamento del 2018 ha ulteriormente sottolineato la protezione dell’identità culturale cristiana.

In conclusione, l’atteggiamento dell’Unione Europea nei confronti della persecuzione cristiana evidenzia una contraddizione tra i principi di libertà religiosa e l’azione concreta in favore delle vittime. Mentre l’Ungheria si distingue per il suo impegno attivo nel sostenere i cristiani perseguitati, l’UE sembra rimanere bloccata in una retorica di inclusione che, nella pratica, esclude una delle comunità religiose più vulnerabili. La questione della persecuzione cristiana merita di essere affrontata con urgenza e serietà, e l’Unione Europea deve riflettere su come le sue politiche possano evolvere per rispondere a questa crisi in modo efficace e giusto.

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