Ci sono chiamate che non si possono ignorare, anche quando contrastano con i progetti di una vita.
È la storia di Josamir Ulises Barrera Martínez, medico panamense che ha realizzato il sogno d’infanzia di esercitare la professione sanitaria, ma che alla fine ha seguito una voce più profonda: quella di Dio. Ordinato sacerdote il 22 agosto 2024 nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, a Città del Messico, racconta oggi come la Vergine sia stata la costante presenza che ha guidato il suo cammino.
Una vocazione che resiste al tempo
Il primo segno arrivò nel 2002, quando aveva appena 14 anni. A casa dei nonni, davanti alla televisione, seguiva la canonizzazione di san Juan Diego celebrata da Giovanni Paolo II nella Basilica di Guadalupe. Quel momento lo scosse profondamente. Più ancora della cerimonia, fu l’immagine del Pontefice anziano e sofferente a colpirlo: nonostante le evidenti difficoltà fisiche, la sua sola presenza suscitava emozione in milioni di persone. «In quel momento ho capito che in lui c’era Gesù stesso che si irradiava agli altri. È stato l’istante preciso in cui ho percepito la chiamata di Dio», ricorda padre Martínez.
Eppure la risposta non fu immediata. Il giovane Josamir aveva altri sogni: desiderava diventare medico, costruire una famiglia, condurre una vita ordinaria e sicura. La vocazione al sacerdozio gli sembrava un ostacolo, quasi un tradimento dei suoi progetti. Così, decise di mettere a tacere quella voce interiore, candidandosi per una borsa di studio in Venezuela, dove intraprese il percorso di Medicina Comunitaria Integrale. Sette anni di studio intenso, con la convinzione che la chiamata sarebbe svanita con il tempo.
Ma la fiamma non si spense. Nel 2011, partecipando alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid e assistendo al documentario Mother Teresa: The Legacy, ritrovò quella scintilla che aveva cercato di soffocare. La radicalità della santa di Calcutta e il suo invito a “placare la sete di Gesù nei poveri” toccarono il cuore del giovane medico, che decise di avvicinarsi ai Missionari della Carità. Su loro consiglio, completò prima gli studi e si laureò nel 2013. Nonostante la gioia per il traguardo raggiunto, sentiva che mancava ancora qualcosa: «Ero felice, ma incompleto», confessa oggi.

Dalla medicina al sacerdozio: una doppia missione
Nel 2015 iniziò il cammino formativo con i Missionari della Carità, vivendo esperienze in Messico, Kenya e Italia. Anni intensi, che lo prepararono a un passo decisivo: l’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 22 agosto 2024 nella Basilica di Guadalupe, il luogo stesso dove tutto era iniziato. Per padre Josamir, non si è trattato di rinunciare a una carriera, ma di scoprire che Dio aveva un progetto ancora più grande.
Oggi il suo ministero unisce le due vocazioni, quella medica e quella sacerdotale. «Il medico – spiega – è chiamato a prendersi cura con amore della sofferenza umana. Il sacerdote, allo stesso modo, deve vedere e condividere la sofferenza dei fratelli, ma anche illuminarla con la speranza e la consolazione di Cristo».
Guardandosi indietro, riconosce che la sua iniziale ribellione nasceva dal timore di perdere tutto ciò che aveva pianificato. Ma il tempo gli ha mostrato il contrario: «Dio non ci porta via nulla. Al contrario, ci dona tutto, ci restituisce la gioia, la pace e il senso autentico della vita».
Un percorso che dimostra come la vera felicità arrivi solo quando si lascia spazio a Dio e al suo disegno, anche quando sembra andare in direzione opposta ai nostri piani.