Ania Goledzinowska (www.medjugorje.it)
La storia di Ania Goledzinowska è una testimonianza che attraversa gli abissi dell’anima e risale alla luce della fede.
Ex modella, protagonista del gossip italiano, conosciuta per aver frequentato ambienti politici e mondani, Ania ha vissuto un’esperienza estrema: la possessione diabolica. Dopo anni di silenzio e sofferenza, oggi racconta la sua vicenda con coraggio e lucidità. Non cerca sensazionalismo, ma vuole offrire uno sguardo profondo sulla lotta tra il bene e il male, sulla fragilità umana e sulla forza della preghiera.
Per anni sotto i riflettori, Ania Goledzinowska è stata una figura centrale nelle cronache mondane, soprattutto per la sua relazione con Paolo Enrico Beretta, nipote di Silvio Berlusconi. Dietro l’apparenza dorata si celava un vuoto profondo e, dopo lo scandalo del “bunga bunga“, la sua vita precipitò. «Il male esiste anche se non si vede», racconta oggi. Razionale e lontana dalla religione, iniziò ad accusare disturbi fisici e psichici, fino ad arrivare a gesti e parole che non riconosceva come propri. Si sentiva soffocare in un mondo fatto di apparenze e silenzi imposti.
Decise così di fuggire. L’incontro con padre Cipriano De Meo, esorcista legato a Padre Pio, fu decisivo. L’esperienza fu drammatica: alla prima imposizione delle mani, la sua testa ruotò di 180 gradi e si scagliò contro il sacerdote con una forza inspiegabile. Da quel momento iniziarono gli esorcismi settimanali, documentati da audio e video. Altri sacerdoti si occuparono del suo caso, tra cui don Gabriele Amorth e don Antonio Mattatelli. A differenza di molte altre persone in stato di possessione, Ania ricorda tutto: «Io purtroppo ricordo tutto», afferma.
Nel periodo più critico, Ania trovò rifugio a Medjugorje, vivendo con le suore e tornando ogni settimana in Italia per gli esorcismi. Nonostante la morte della sorella del compagno e il termine della relazione con Paolo Enrico, il rispetto tra loro rimase. Tuttavia, la solitudine tornò a farsi sentire: un nuovo matrimonio fallito e una vita modesta a Milano, condividendo una casa con altre sette persone.
Tagliò i ponti con il mondo televisivo, eccezion fatta per qualche incontro con Paolo Brosio. «Era quell’ambiente che mi faceva stare male», confessa. Solo col tempo comprese che ciò che le mancava davvero era la spiritualità. Oggi ha ritrovato una nuova serenità: vive in una cittadina sul mare, lavora come consulente d’immagine e tecnico del colore, e racconta la sua testimonianza in conferenze e atenei pontifici. «Sono uscita dalla possessione», dice con fierezza, testimoniando una fede ritrovata e una vita rinnovata.