Siska De Ruysscher ha deciso di ricorrere all’eutanasia a soli 26 anni a causa di una profonda depressione: il suo racconto.
Uno dei dibattiti più accesi degli ultimi anni, specialmente sul fronte etico, è senza dubbio quello del ‘fine vita’. In Italia è da tempo sul tavolo un disegno di legge sul suicidio assistito per permettere l’aiuto alla morte volontaria nei casi in cui i pazienti siano affetti da malattie irreversibili e provino sofferenze indicibili. Tuttavia i timori non mancano: in molti, infatti, credono che possano verificarsi abusi di questo possibile strumento.
Come riportato da Avvenire, infatti, in Paesi come Belgio, Olanda e Canada hanno fatto rumore i casi di persone con forte depressione che hanno scelto di affidarsi all’eutanasia. Proprio sul noto quotidiano di ispirazione cattolica trova spazio la storia di Siska De Ruysscher, una giovane belga che solo due settimane fa ha compiuto 26 anni ma che ormai da lungo tempo soffre di una profonda depressione.
Siska, la depressione e l’eutanasia: “Il mio corpo non ce la fa più”
Siska racconta che da più di 13 anni avverte il bisogno di togliersi la vita: la giovane fiamminga ci ha provato più volte, senza successo. Il primo tentativo di gesto estremo è avvenuto a 14 anni: Siska ha poi provato ancora a mettere fine alla sua esistenza, ma ora è arrivata al limite. Tutte le cure per i suoi disturbi si sono rivelate completamente inutili.

“Il mio corpo – dice la 26enne, vittima di bullismo fin dagli anni dell’asilo – non ce la fa più, come la mia psiche. Sono esausta. Non riesco più a lavorare, le piccole cose della vita quotidiana, come alzarmi, vestirmi, aprire le persiane, sono ostacoli insormontabili“. Per questo Siska De Ruysscher ha chiesto e ottenuto l’eutanasia, legale in Belgio dal 2012.
La giovane, in attesa di ricevere nelle prossime settimane l’iniezione letale, ha voluto denunciare la totale assenza di sostegno in Belgio per le persone affette da disturbi psichiatrici. Lei stessa all’età di 17 anni è stata costretta a vivere in una cella di isolamento per qualche settimana per non nuocere a sé stessa: Siska è stata lasciata sola proprio nel momento in cui aveva più bisogno di aiuto.
Il messaggio di Siska: “Raccontate la vostra storia”
“La porta era chiusa a chiave, devi aspettare che vengano a prenderti, non hanno tempo di venire a occuparsi di te“, il racconto della giovane fiamminga, che prima di lasciare per sempre questo mondo ha voluto lanciare un messaggio affinché possa migliorare concretamente l’assistenza ai pazienti che si trovano in situazioni molto simili alla sua.
“Uso la poca energia che mi resta per incoraggiare gli altri a raccontare la loro storia – le parole di Siska riportate da Avvenire – Spero così che il movimento prenda piede e segni l’inizio di un cambiamento“.