La Domenica della Passione del Signore, detta anche Domenica delle Palme, apre solennemente la Settimana Santa, il tempo più sacro dell’anno liturgico cristiano.
In questo giorno, la Chiesa commemora l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, accolto da una folla che stendeva mantelli e rami d’ulivo lungo la strada (cfr Mt 21,8-9), ma già intravede la sua Passione e Croce.
La domenica delle palme: una celebrazione che viene da lontano
Questa celebrazione risale almeno al IV secolo, con testimonianze di processioni in Terra Santa. La liturgia della Messa, infatti, assume un tono drammatico: viene proclamato il racconto della Passione del Signore tratto dai Vangeli sinottici, in un crescendo di intensità che ci conduce al Calvario. La prima lettura, il Canto del Servo Sofferente (Is 50,4-7), già prefigura Cristo, mite e obbediente, che “offre il dorso ai flagellatori”. Il Salmo 22 diventa grido e preghiera: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, lo stesso che Gesù pronuncia sulla croce (cfr Mt 27,46). San Paolo, nella lettera ai Filippesi, proclama: “Cristo Gesù… umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (Fil 2,6-11).
La Liturgia ci accompagna nel mistero della Pasqua
La Domenica delle Palme non è soltanto l’anticamera del dolore, ma il cuore del Mistero Pasquale, dove si rivela l’amore infinito di Dio. Come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica: “La Pasqua di Cristo è al tempo stesso il suo passaggio dalla morte alla vita e la nostra salvezza” (CCC 654). Cristo non fugge la sofferenza, ma la attraversa per redimerci, facendosi solidale con ogni uomo nel dolore e nella morte.
In questo giorno, comprendiamo che la nostra esistenza, segnata da prove, ha senso in Lui. Gesù non ha risposto al mistero del male con parole, ma con la sua presenza: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Nella sua Passione, ogni nostro pianto trova ascolto, ogni ferita trova speranza.
La Domenica delle Palme ci invita al silenzio, alla contemplazione ed alla preghiera. Come nel Getsemani, siamo chiamati a vegliare con Gesù: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare” (Mt 26,36). È l’inizio del cammino verso la Croce, ma anche verso la Vita. “In verità ti dico: oggi con me sarai nel Paradiso” (Lc 23,43).
La tradizione dei rami ramoscelli d’ulivo
In questa giornata i fedeli portano in processione i rami di palma e d’ulivo per ricordare l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, quando la folla lo acclamava: «Osanna al Figlio di Davide!» (Mt 21,9). Le palme sono segno di vittoria e gloria: nell’Apocalisse, i salvati portano «palme nelle mani» (Ap 7,9), simbolo della vittoria sulla morte attraverso Cristo. Nei luoghi dove le palme non crescono, si usano rami d’ulivo, che richiamano la pace e l’unzione, segni della missione messianica di Gesù, l’Unto del Signore (cfr Lc 4,18). Il Catechismo ricorda che Gesù entra volontariamente a Gerusalemme “per morire lì” (CCC 559), adempiendo la volontà del Padre. I rami benedetti sono poi custoditi nelle case come segno di protezione e di fede. Essi ci invitano a seguire Cristo nella sua Passione per giungere con Lui alla Risurrezione e alla vita nuova.

Preghiera a Gesù per la Domenica delle Palme
Veramente, mio amato Gesù, Voi fate l’ingresso in un’altra Gerusalemme, mentre entrate nell’anima mia. Gerusalemme non si mutò avendovi ricevuto, anzi divenne più barbara, perché vi crocifisse. Ah, non permettete mai tale sciagura, che io vi riceva e, rimanendo in me tutte le mie passioni e le mali abitudini contratte, divenga peggiore! Ma vi prego col più intimo del cuore, che vi degniate annientarle e distruggerle totalmente, mutandomi il cuore, la mente e la volontà, che siano sempre rivolti ad amarvi, servirvi e glorificarvi in questa vita, per poi godervi nell’altra eternamente.