Don Danilo D'Alessandro (www.medjugorje.it)
Nel cuore del 36° Festival dei Giovani a Medjugorje, Don Danilo D’Alessandro si apre in un’intervista intensa e ricca di spunti.
Dalla sua vocazione nata in un sogno da bambino alla riflessione sulla pace, sull’amore autentico e sulla potenza silenziosa della preghiera. Le sue parole risuonano come una chiamata alla profondità, alla coerenza, alla fede viva. Chi cerca ispirazione non può perdere questa testimonianza.
Don Salvatore Danilo D’Alessandro: Sacerdote, educatore e imprenditore sociale – Fondatore e CEO di Ecos Viaggi T.O. . Nato il 28 dicembre 1970, Don Danilo D’Alessandro è un sacerdote della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. Dal 4 settembre 1999. Parroco per 25 anni a Maierato (1999–2024), è oggi amministratore parrocchiale di San Filippo d’Agira in Favelloni, oltre che direttore dell’emittente diocesana MNT e responsabile dell’Ufficio Pellegrinaggi della diocesi.
Nel suggestivo scenario della Croce Blu di Medjugorje, Don Danilo D’Alessandro ha raccontato la sua storia vocazionale e il suo legame con il santuario mariano. Tutto ebbe inizio a soli nove anni, quando un sogno – lo stesso che visse San Giovanni Bosco – lo mise sulla strada del sacerdozio. Dopo un lungo cammino di discernimento, tra parrocchie, seminario e la congregazione salesiana, venne ordinato sacerdote all’età di 29 anni.
La sua prima esperienza a Medjugorje risale agli anni ’90, quando vi arrivò da seminarista quasi per caso. All’epoca, racconta, il contesto era spartano e autentico, ma già carico di fede. Solo nel 2003 vi tornò da sacerdote, guidando pellegrinaggi anche in tempi in cui Medjugorje era guardata con sospetto da parte di alcuni ambienti ecclesiali. Oggi, invece, Don Danilo riconosce un cambiamento significativo da parte della Chiesa: la presenza di un delegato apostolico e l’approvazione del culto alla Regina della Pace sono segni evidenti di una nuova attenzione pastorale. Medjugorje, afferma, è oggi un luogo teologico che mette al centro la preghiera e il cuore delle persone, spesso ferite e in cerca di risposte.
Don Danilo riflette poi sul valore degli eventi come il Mladifest e le Giornate Mondiali della Gioventù. Secondo lui, esperienze come queste accendono nei giovani un desiderio di autenticità e li aiutano a sentire la Chiesa come realtà viva e universale. Ma ammonisce: “Non basta l’evento. Serve un cammino prima e dopo, altrimenti resta solo un ricordo emotivo.”
Per chi è in ricerca vocazionale, suggerisce di affidarsi a un padre spirituale e vivere una profonda relazione con l’Eucaristia. Non c’è vocazione vera, infatti, che non sia radicata nella messa quotidiana e nel dono totale di sé. “Chi ama davvero non calcola – dice – altrimenti non è amore, è ragioneria”.
Infine, una riflessione sulla pace e sull’agire concreto del cristiano nel mondo: “Non si tratta di cambiare il mondo intero, ma di portare pace nel proprio cuore, nelle proprie relazioni. È lì che si costruisce il Regno”. E, con un tono diretto ma affettuoso, ammonisce anche chi vive una fede esteriore e dimentica la carità quotidiana. “Se non ami il fratello che vedi, non puoi amare Dio che non vedi.”
Guarda l’intervista completa a Don Danilo D’Alessandro: