Durante un esorcismo quello che accade è terrificante, il demonio confessa: “….è il nostro inferno sulla terra”

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Oltre ai racconti di fede e conversione, emergono anche testimonianze legate all’ambito dell’esorcismo, che offrono una prospettiva drammatica e profondamente teologica sul valore di Medjugorje agli occhi del mondo invisibile.

Una delle più significative testimonianze in tal senso arriva da don Ambrogio Villa, sacerdote esorcista della diocesi di Milano, che in un’omelia trasmessa sul canale YouTube “Medjugorje tutti i giorni” ha raccontato esperienze vissute durante le preghiere di liberazione, nelle quali il demonio avrebbe espresso parole inequivocabili su quel luogo di apparizioni.

“Medjugorje è il nostro inferno sulla terra”

Nel racconto del sacerdote, emerge una scena intensa e teologicamente densa. Durante un lungo esorcismo – protrattosi per oltre tre ore – don Ambrogio decide di mettere una canzone mariana intitolata Gospa Majka Moja, dedicata alla “Regina della Pace”, appellativo con cui i veggenti chiamano la Madonna a Medjugorje. Il demone, parlando attraverso la voce dell’indemoniato, grida inizialmente: “Non c’è nessuno lì”. Un’affermazione che, secondo il sacerdote, è un indizio rivelatore: “Siccome tu sei un impostore, vuol dire che lì c’è qualcosa”, risponde don Ambrogio. Il demone, allora, cambia tono e ammette:
“Lei piange per i suoi figli. Lei ama i suoi figli. E quel posto è il nostro inferno sulla terra.”

Una dichiarazione che, pur provenendo da una realtà spirituale oscura e ingannatrice, è stata interpretata dall’esorcista come una conferma della potenza di intercessione attribuita a Medjugorje e alla figura mariana che lì, secondo la tradizione locale, apparirebbe quotidianamente.

Il potere della “terra della Gospa”: simboli di grazia contro le forze del male

Ma non è l’unico episodio che collega il mondo dell’esorcismo a Medjugorje. Don Ambrogio riferisce anche di un altro fatto: l’utilizzo di due sassi prelevati dalla collina del Podbrdo, il luogo delle prime apparizioni. Racchiusi in un contenitore, e dunque invisibili all’occhio umano, questi sassi sono stati poggiati sulla testa di un indemoniato durante un rito di esorcismo. La reazione del demone è stata immediata e furiosa:
“Tira via quella terra! È benedetta!”

Il riconoscimento della provenienza dei sassi, senza che vi fosse alcuna indicazione visibile, ha colpito profondamente il sacerdote. Questo episodio è stato poi confermato, a distanza di tempo, da un vescovo siciliano, anch’egli esorcista, che gli ha scritto per condividere esperienze simili. L’invocazione di togliere “quella terra benedetta” sembra rivelare una repulsione soprannaturale nei confronti di oggetti fisici provenienti da un luogo spiritualmente carico, secondo la tradizione cristiana, di grazie e conversioni.

Maria, l’Eucaristia e la centralità della messa

Oltre a questi episodi suggestivi, don Ambrogio Villa ha ribadito l’importanza della vita sacramentale come strumento di liberazione e guarigione spirituale. In particolare, ha sottolineato il legame profondo tra Maria e l’Eucaristia:
“Maria e l’Eucaristia sono strettissimamente uniti… Amate la messa. Maria è così importante perché ha portato Gesù Cristo nel suo grembo.”

Una riflessione che si inserisce pienamente nella teologia mariana della Chiesa cattolica, che vede nella Vergine non solo la Madre di Dio, ma anche la prima credente, la custode della Parola fatta carne, e il modello di ogni discepolo.

Giovanni Paolo II e il “pellegrinaggio del cuore”

Il racconto di don Ambrogio si collega idealmente anche a una testimonianza riportata nel libro “San Giovanni Paolo II e Medjugorje” del monsignore Eduard Pericic. In questo testo, si documenta la particolare devozione che il Papa polacco nutriva verso la Regina della Pace, nonostante, per dovere di obbedienza ecclesiale, non abbia mai visitato ufficialmente Medjugorje. Tuttavia, riferì più volte che nei suoi viaggi verso l’Europa orientale chiedeva espressamente ai piloti di far sorvolare Medjugorje all’aereo papale, per poter “vedere la Madonna da sopra e benedire il luogo”.

Questa devozione “a distanza” conferma la profondità con cui il pontefice interpretava la dimensione spirituale del fenomeno medjugorjano, pur mantenendo una posizione di prudenza in linea con le indicazioni della Santa Sede, che ha distinto tra la validità pastorale del luogo e il discernimento sulle apparizioni.

Medjugorje tra teologia, pastorale e mistero

La Chiesa cattolica, attraverso la Commissione Ruini incaricata dal Papa, ha riconosciuto come “degne di fede” le prime sette apparizioni del 1981, mentre mantiene uno spirito di cautela sulle successive, tuttora in corso. Ciò non ha tuttavia frenato l’afflusso di pellegrini, che negli anni si sono contati a milioni, molti dei quali testimoni di conversioni personali, guarigioni spirituali e ritorni ai sacramenti.

Anche la Congregazione per la Dottrina della Fede ha autorizzato ufficialmente i pellegrinaggi a Medjugorje, purché non si diano per scontate le apparizioni come autentiche senza una decisione definitiva della Chiesa. Un approccio prudente ma aperto, che riconosce i frutti spirituali del luogo e la sua capacità di trasformare vite.

La testimonianza di don Ambrogio Villa si colloca al crocevia tra esperienza spirituale, pastorale e riflessione teologica. Le sue parole non intendono sostituire l’indagine ecclesiastica ufficiale, ma arricchire il mosaico complesso di testimonianze su Medjugorje, confermando la percezione diffusa tra molti sacerdoti e fedeli: che quel luogo, immerso nel silenzio di una valle bosniaca, rappresenti un campo di battaglia invisibile tra bene e male, un luogo dove – come ha detto il demonio sotto esorcismo – “la Madonna piange per i suoi figli”, e dove “il cielo combatte per la salvezza dell’uomo”.

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