I sette vizi capitali, gola: quando l'eccesso mostra i vuoti interiori-medjugorje.it
I peccati di gola vanno ben oltre la sensazione di fame: dentro si cela un vuoto nell’anima, che porta alla perdita di controllo di sé.
Quante volte, nel corso della nostra vita, abbiamo sperimentato quella forte sensazione di fame, quasi incontrollabile, da far man bassa di tutto ciò che c’è in frigorifero o nella dispensa? Sicuramente, almeno qualche volta, sarà capitato. Se si osserva questo atteggiamento da un punto di vista meramente superficiale, si potrebbe dire che è solo fame.
E se invece vi fosse qualcosa di più profondo? Il peccato di gola è annoverato tra i sette vizi capitali, e questo perché è uno de modi in cui emerge quella che chiamiamo concupiscenza, ossia quella tendenza a vivere in modo disordinato i desideri della carne. In questo caso, si tratta di eccesso nel mangiare, ma dietro si nascondono aspetti decisamente più profondi.
La concupiscenza è la tendenza dell’uomo a compiere il male e si manifesta attraverso i vizi capitali. In linea generale, se non si riesce a dominarsi con il vizio della gola, è probabile che non si sapranno gestire neppure gli altri vizi.
I vizi spianano la strada al male per entrare nelle nostre vite e farci perdere il controllo. Questo perché hanno un risvolto sia a livello psicologico che spirituale, ed è per questo che è importante fare un lavoro sul propri sé per impedirgli di assumere il controllo nella nostra vita. Le dipendenze, infatti, qualunque esse siano, sono tossiche per l’uomo.
È molto interessante osservare come Gesù abbia trascorso 40 giorni e 40 notti senza né mangiare né bere, sottoposto a diverse tentazioni.
Ed è altrettanto importante notare come il Signore ci abbia lasciato, con il suo esempio, una grande eredità: dobbiamo vegliare e pregare per resistere alle tentazioni, soprattutto nei bisogni fisici. San Paolo, nella Lettera agli Efesini cita una correlazione tra peccato di gola e lussuria. Combattere il vizio della gola aiuta a vincere anche quello della lussuria.
Peraltro, è necessario fare anche una ulteriore e importante distinzione, ossia quando si ha una reale fame, e quando la fame in eccesso è invece segno di squilibri nella sfera affettiva e ricerca di attenzioni. C’è anche quella fame che scaturisce dall’avarizia, dalla paura di non avere cibo a sufficienza per vivere, ma è un timore infondato.
Volendo parafrasare, vincere il vizio della gola è un modo per sconfiggere l’avarizia, battendo, metaforicamente, anche l’essere egoisti. Ed è proprio questo egoismo di fondo che si traduce in peccato di “gola spirituale“.
Si tratta di una ricerca smodata di consolazioni a livello spirituale, una ricerca di Dio non perché lo si ama, ma solo per i doni che si possono ricevere e la gioia che può derivare dalla preghiera ecc. In sostanza, la spiritualità si traduce in autocompiacimento, ma non c’è alcuna carità né crescita a livello interiore.
Per contrastare il peccato di gola, materiale e spirituale, è necessario impugnare l’arma della temperanza, con cui si riesce a tenere a bada l’eccesso il desiderio di cibo e gli appetiti sessuali. Nella temperanza è inclusa la sobrietà, e poi c’è il digiuno. Non si tratta di una mera rinuncia al cibo, ma è una rinuncia dedicata realmente a Nostro Signore, per amore Suo.