Si può quasi affermare, con certezza, che ogni città abbia il suo crocifisso miracoloso. Uno dei più “famosi” è stato quello di San Marcello a Roma che abbiamo conosciuto durante il Covid grazie a Papa Francesco.
Ma anche altre città ne hanno uno e, fra queste, c’è la città di Napoli. Nella Basilica di Santa Maria del Carmine, nel cuore del centro storico della città, c’è il crocifisso “dal capo inclinato”.
La sua è una storia davvero speciale che vale la pena di conoscere e di raccontare, proprio nel periodo delle festività natalizie. Scopriamola insieme.
Napoli ha il suo crocifisso miracoloso
La croce, segno della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, che si trasforma da simbolo di paura e di supplizio, a visione di vita e risurrezione. Anche le singole rappresentazioni che vengono messe in atto dall’arte del Crocifisso sono la volontà, dei singoli fedeli, di ricordare che la morte di Gesù non è stata vana, ma che è stata l’inizio di un momento particolare e di una luce che è tornata a splendere. Ogni città, ogni paese, ogni borgo ne ha uno importante o meno che sia.
Abbiamo imparato a conoscere il crocifisso miracoloso di San Marcello che salvò Roma, grazie a Papa Francesco che, nel pieno della pandemia da Covid, lo fece portare per la preghiera solitaria, in piazza San Pietro. Ma, come dicevamo all’inizio, ogni città ne ha uno. Anche a Napoli c’è il crocifisso miracoloso “dal capo inclinato” che si trova nel cuore del centro storico della città, all’interno della Basilica di Santa Maria del Carmine.
Una delle più importanti chiese della città, dopo la Cattedrale, dove ogni anno, soprattutto il 16 luglio (giorno della solennità della Vergine del Carmelo) arrivano fedeli da ogni parte della città e del mondo per rendere omaggio alla Madonna. C’è da dire, però che, all’interno di questa Basilica, c‘è un crocifisso che vede la sua storia legata ad un miracolo avvenuto nel pieno del XV secolo, durante la lotta fra gli Angioini e gli Aragonesi per il possesso della città.
La pallottola che fa reclinare il capo a Gesù
La città era governata da Renato d’Angiò che, per poter attaccare il nemico, aveva posizionato le sue artiglierie sul campanile della basilica, trasformando il luogo sacro in una fortezza. Era il 17 ottobre 1439 quando Pietro di Aragona (fratello del re aragonese, Alfonso) fece esplodere una grossa bombarda che sfondò l’abside della chiesa, andando in direzione del crocifisso. Qui avvenne il miracolo: Gesù, per evitare di essere colpito, abbassò il capo sulla spalla destra, per sdeviare la cannonata, senza subire alcun danno.

Questo evento stupì tutti e spinse Alfonso d’Aragona a interrompere l’assedio, costruendo poi un sontuoso tabernacolo per l’immagine, e che ancora oggi viene venerato annualmente con l’esposizione e la “bambagia miracolosa”, ovvero pezzi di cotone che si dice possano alleviare mal di testa e altri malanni, secondo l’antica devozione popolare, che sono messi proprio accanto all’immagine del Crocifisso. Il tabernacolo fatto costruire, dal 26 dicembre 1459, accoglie e custodisce il miracoloso crocifisso.
Da allora, ogni anno, senza mai alcuna interruzione, per 8 giorni, dal 26 dicembre al 2 gennaio, il crocifisso viene esposto alla pubblica venerazione, attirando a sè numerosi fedeli. Quest’anno, in occasione dell’inizio della sua esposizione, è stato il Vescovo Ausiliare di Napoli, Monsignor Francesco Beneduce, a benedire la sacra immagine prima di esporla al pubblico.