24 febbraio, terzo anniversario della guerra in Ucraina, un conflitto che ha devastato il paese e ha avuto ripercussioni in tutto il mondo.
In questa data significativa, il Parlamento ucraino ha dichiarato una Giornata di preghiera per tutta l’Ucraina, su proposta delle diverse Chiese e confessioni religiose presenti nel Paese. Questo momento di riflessione è stato sottolineato da monsignor Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina, che ha condiviso le sue osservazioni sulle sfide attuali che la Chiesa e il popolo ucraino devono affrontare in questo contesto di guerra e incertezza.
Le sfide della Chiesa in tempo di guerra
Monsignor Kulbokas ha identificato tre principali sfide per la Chiesa in questo periodo difficile:
- Giubileo e speranza: In un contesto in cui molti prigionieri civili si trovano in una situazione disperata, la mancanza di scambi e meccanismi internazionali per la loro liberazione rappresenta una grande preoccupazione. La testimonianza di una donna ucraina di 60 anni, Lyudmila, evidenzia le atrocità e le ingiustizie subite da tanti. La sua esperienza di privazione del sonno e di confusione tra realtà e fantasia mette in luce la sofferenza profonda di coloro che sono stati catturati. Le madri di questi prigionieri necessitano di supporto e attenzione, rendendo la preghiera per queste persone fondamentale.
- Non fuggire dalla realtà: La Chiesa, quando è presente tra la gente, è in grado di percepire le difficoltà legate alla guerra. Non basta pregare per la pace; è necessario interrogarsi sulle azioni concrete che possono essere intraprese per contribuire a essa. La guerra è un attentato alla vita umana e ai valori fondamentali. L’aumento del numero di morti, sia tra i militari che tra i civili, è un segnale allarmante che indica come il conflitto si stia intensificando. La richiesta di una pace autentica e duratura è quindi più che mai urgente.
- Il dialogo: Monsignor Kulbokas insiste sull’importanza della Chiesa come luogo di incontro e dialogo aperto. Tuttavia, questo dialogo deve essere testimoniato concretamente. La Chiesa e i credenti devono essere più incisivi nella politica, a livello nazionale e internazionale. È fondamentale che la vita umana e la dignità delle persone coinvolte nel conflitto non vengano trascurate.

Il ruolo della fede e della preghiera
In questo contesto di guerra e sofferenza, il ruolo della fede è cruciale. La preghiera, non solo come atto personale ma come comunità, può fornire conforto e speranza, creando un legame tra le persone e Dio. La Chiesa, attraverso la sua presenza e le sue azioni, può fungere da ponte per il dialogo e la riconciliazione. Le parole di Papa Francesco, che invoca il dialogo e la pace, si rendono necessarie più che mai in un momento in cui le divisioni sembrano profondirsi.
La guerra in Ucraina è un doloroso promemoria delle sfide che la comunità internazionale deve affrontare. La necessità di stabilire una pace duratura, basata su regole e principi condivisi, è essenziale per garantire un futuro di stabilità e sicurezza. La Chiesa, con il suo messaggio di speranza e dialogo, può avere un ruolo chiave nell’influenzare il dibattito pubblico e politico, ponendo al centro la persona e la sua dignità.