Nel cuore dell’insegnamento di Gesù si trova una verità che interroga da sempre ogni uomo: che cosa ami davvero?
Le parole del Vangelo secondo Matteo, “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21), sono semplici ma potenti. Esse non parlano solo di ricchezze materiali, ma invitano a guardare dentro di sé e a scoprire a cosa si è attaccati veramente. La fede cattolica, fedele all’insegnamento di Cristo, guida il credente a cercare un tesoro incorruttibile: l’amore di Dio, che solo dà pace e senso alla vita.
Il cuore umano e la sua sete d’infinito
Ogni essere umano è fatto per amare. Il cuore non può vivere senza un oggetto a cui rivolgersi, senza un bene a cui tendere. La parola “tesoro” usata da Gesù non è casuale: indica ciò che si considera prezioso, ciò per cui si è disposti a sacrificare tempo, energie, persino la propria vita. Ma cosa può davvero colmare il cuore umano?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che “il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, poiché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio”. Ogni altro bene, pur legittimo, è destinato a finire. Le ricchezze, il successo, il potere, perfino gli affetti terreni, se posti al centro della vita, finiscono per deludere. Solo Dio può essere il vero tesoro dell’anima, perché solo in Lui ogni anelito trova risposta.
Gesù, nel discorso della montagna, mette in guardia dai tesori della terra che “tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano” (Mt 6,19). È un richiamo forte alla libertà interiore: non si tratta di demonizzare i beni materiali, ma di non diventarne schiavi. La vera povertà evangelica consiste in un cuore libero, capace di usare i beni senza lasciarsi possedere da essi.
La seconda parte del brano evangelico (Mt 6,22-23) approfondisce il tema con una metafora suggestiva: “La lampada del corpo è l’occhio”. Se l’occhio è limpido, tutto il corpo sarà nella luce; se invece è malato, le tenebre avvolgeranno l’intera persona. L’occhio rappresenta lo sguardo interiore, la capacità di vedere con rettitudine ciò che conta davvero.
Il cuore e lo sguardo sono strettamente legati. Dove volge lo sguardo, lì si orienta anche il desiderio. Un occhio puro sa riconoscere la presenza di Dio nella realtà e sa distaccarsi da ciò che è vano. Un occhio confuso, invece, è attratto dalle apparenze, dalle illusioni del mondo, e finisce per smarrire la verità.

Vivere con il cuore in cielo
La tradizione spirituale della Chiesa ha sempre invitato alla vigilanza sul cuore e sulla mente. I santi ci insegnano che la purezza del cuore è frutto di una lotta interiore, di una scelta quotidiana a favore del bene. Non si nasce santi, ma si diventa tali custodendo lo sguardo, purificando il desiderio, scegliendo il tesoro vero: Cristo.
Santa Teresa d’Avila diceva: “Solo Dio basta”. Questa breve frase racchiude il cammino del discepolo: imparare a mettere Dio al primo posto, a riconoscere in Lui il bene supremo, a lasciarsi plasmare dalla Sua volontà. Quando il cuore è tutto per Dio, ogni cosa trova il suo giusto posto: la famiglia, il lavoro, gli affetti, persino il dolore.
La vita cristiana è un cammino continuo verso il Cielo, ma comincia già sulla terra. Ogni scelta, ogni gesto, ogni parola è occasione per amare Dio e il prossimo. Quando il cuore è rivolto al vero tesoro, tutto si trasforma: le difficoltà diventano offerte, il servizio diventa gioia, il quotidiano diventa luogo d’incontro con l’Eterno.
“Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” non è solo un ammonimento, ma una promessa. Se scegliamo Dio come nostro tesoro, il nostro cuore sarà colmo di pace, di luce e di speranza. E questo tesoro, nessuno ce lo potrà mai togliere.