Il brano del Vangelo di oggi ci presenta uno dei più significativi autoritratti di Gesù: Egli si definisce «la porta delle pecore» e il «buon pastore».
Attraverso immagini semplici ma potenti, Cristo rivela il suo ruolo di guida, salvezza e vita per ciascuno di noi. Il test contiene profonde verità sulla sua identità divina e sulla relazione personale che Egli vuole instaurare con ognuno di noi.
Dal Vangelo secondo Giovanni 10,1-10
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

La riflessione sul Vangelo di oggi
Il brano inizia con una affermazione forte: «Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta… è un ladro e un brigante». Gesù ci mette in guardia da chi si propone come guida spirituale senza provenire da Dio. Come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, «Gesù è il Pastore autentico, che dà la vita per le pecore» (CCC 754). Solo chi entra per la porta, cioè secondo la volontà del Padre, può essere un vero pastore per il popolo di Dio.
La figura del pastore è centrale nella Bibbia: Dio stesso si presenta come pastore in Ezechiele 34, e il Salmo 23 proclama: «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla». Gesù compie pienamente questa immagine: Egli chiama ciascuno per nome, conosce le sue pecore e le conduce con amore. È una relazione personale e intima, fondata sull’ascolto della sua voce: «le pecore ascoltano la sua voce… lo seguono perché conoscono la sua voce».
Quando Gesù si definisce «la porta», afferma che solo attraverso di Lui si ha accesso alla salvezza: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato». Come afferma San Pietro: «In nessun altro c’è salvezza» (At 4,12). Il Catechismo insegna: «Cristo è la via che conduce alla vita eterna» (CCC 1696).
Il Signore ci offre non solo la vita, ma la vita in abbondanza. Non una vita mediocre o frammentaria, ma una vita piena, eterna, che comincia già ora nel rapporto con Lui. Entrare per la porta che è Cristo significa accogliere la verità, ricevere la salvezza e lasciarsi condurre verso i pascoli della vita eterna.