Il Vangelo di oggi 13 maggio: “Ve l’ho detto, e non credete”
Il brano del Vangelo di oggi ci presenta Gesù che risponde ai Giudei “increduli e sordi” circa la sua identità.
In questo intenso passo il Cristo si trova nel Tempio durante la festa della Dedicazione. Interrogato sulla sua identità messianica, Egli rivela apertamente il mistero della sua unione con il Padre e il dono della salvezza eterna per chi ascolta la sua voce e lo segue.
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Il brano si apre con una domanda diretta e provocatoria: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Ma Gesù risponde sottolineando che la sua identità è già stata rivelata non solo con le parole, ma soprattutto con le opere compiute nel nome del Padre: «Le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me». Come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica, «i miracoli di Gesù… testimoniano che il Padre l’ha inviato» (CCC 548). Tuttavia, la fede non nasce da prove esteriori, ma da un cuore aperto alla grazia.
«Voi non credete perché non fate parte delle mie pecore»: è un’affermazione che richiama la libertà dell’uomo nel rispondere alla voce di Dio. Solo chi si apre con umiltà alla verità può riconoscere Gesù come il Cristo. Le sue pecore «ascoltano la sua voce» — un’immagine che esprime la relazione personale tra il Signore e i suoi fedeli. Questo ascolto si trasforma in sequela: «esse mi seguono».
A queste pecore Gesù promette un dono impareggiabile: «Io do loro la vita eterna… e nessuno le strapperà dalla mia mano». La salvezza, allora, non è frutto di sforzi umani, ma grazia offerta da Cristo e custodita con potenza divina. Nessuno può strappare l’anima che gli appartiene, perché «il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti».
La conclusione di Gesù è una delle più chiare affermazioni della sua divinità: «Io e il Padre siamo una cosa sola». Il Catechismo afferma che «Gesù ha affermato di essere uno con il Padre» (CCC 590). Questa verità è il fondamento della nostra fede: chi ascolta Cristo e si affida a Lui, trova rifugio nelle mani sicure del Dio vivente.