Il Vangelo di oggi 21 maggio: “senza di me non potete far nulla”
Il brano del Vangelo di oggi ci invita a riflettere sul nostro legame con il Signore e sulla necessità di portare frutti abbondanti nella fede.
Gesù utilizza l’immagine della vite e dei tralci per descrivere la profonda unione che deve esistere tra Lui ed i suoi discepoli. Questo discorso rivela la centralità della comunione con Cristo nella vita del cristiano. Egli è la vite, noi siamo i tralci: da questa relazione vitale dipende la nostra fecondità spirituale. La vita cristiana non è possibile senza rimanere in Gesù, attraverso la preghiera, i sacramenti e l’ascolto della sua Parola.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Gesù dichiara: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore» (Gv 15,1). Questa immagine, radicata nella tradizione biblica (cf. Is 5,1-7), assume un significato nuovo: la vera vita, quella che porta frutto, si trova solo in Cristo. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che «la vita cristiana è un’unione con Cristo» (CCC 787), e questa unione è sorgente di ogni fecondità spirituale.
I tralci devono rimanere uniti alla vite per portare frutto. Così, ogni battezzato è chiamato a rimanere in Cristo attraverso la grazia, la fede ed i sacramenti. «Rimanete in me e io in voi» (v. 4): è un invito alla perseveranza e all’intimità con il Signore, senza la quale, dice Gesù, «non potete far nulla» (v. 5). Questo ci ricorda che non possiamo salvarci da soli: «È per grazia che siete stati salvati» (Ef 2,8).
La potatura, pur dolorosa, è necessaria per crescere nella santità: «ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto» (v. 2). Le prove e le purificazioni spirituali sono parte del cammino del discepolo (cf. CCC 1435), che è chiamato a crescere nella carità e nella verità.
Infine, Gesù promette: «Chiedete quello che volete e vi sarà fatto» (v. 7). Quando il nostro cuore è unito al Suo, la nostra preghiera diventa efficace e conforme alla volontà del Padre. Portare frutto significa vivere nella carità, testimoniando la fede e glorificando Dio: «In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli» (v. 8). Questo è il cuore della vita cristiana: l’unione con Cristo che genera amore, gioia e salvezza.