Il Vangelo di oggi 23 Marzo terza Domenica di Quaresima
In questa terza domenica di Quaresima, la Liturgia ci alla conversione senza la quale non c’è possibilità di salvezza.
Anche quando sembriamo sterili nella fede e lontani dalla giustizia, Dio ci dà la possibilità di crescere e di cambiare. Tuttavia, la dilazione concessa dal vignaiolo, che chiede di attendere un altro anno per vedere se l’albero porterà frutti, ci ricorda che la misericordia divina ha un limite: la conversione non è infinita, e il tempo per rispondere alla chiamata di Dio è prezioso.
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
In questo passo, Gesù affronta la mentalità comune di attribuire disastri e tragedie alla punizione divina per i peccati delle vittime. Rispondendo a chi gli riferisce delle ingiustizie subite dai Galilei per mano di Pilato e della tragedia della torre di Sìloe, Gesù ribadisce un principio fondamentale: il peccato non è sempre la causa diretta delle sofferenze. Anzi, Egli ammonisce che tutti, senza la conversione, sono destinati alla rovina, indicando che la vera necessità è un cambiamento interiore.
La parabola del fico sterile aggiunge un ulteriore insegnamento. L’albero che non produce frutti non è da punire immediatamente, ma viene dato un ulteriore tempo di grazia: il vignaiolo lo concima e lo cura, sperando che possa fruttificare. Questa immagine simboleggia la misericordia di Dio, che concede tempo per la conversione, nonostante l’apparente infertilità spirituale dell’uomo. Dio non agisce con severità immediata, ma offre possibilità di redenzione.
Il messaggio di Gesù ci invita a riflettere sulla nostra vita spirituale: non dobbiamo giudicare gli altri in base alle sofferenze che affrontano, né essere indifferenti alla necessità di cambiare e fruttificare nella fede. La conversione è l’unica via che ci salverà. Ma la parabola ci dice anche che la misericordia divina ha un limite: la conversione non è infinita, e il tempo per rispondere alla chiamata di Dio è prezioso. La Quaresima è un’opportunità per riflettere su questo tempo e su come possiamo avvicinarci al Signore rimuovendo tutto ciò che ci allontana da Lui per non perdere la grazia di una vera trasformazione.