Il Vangelo di oggi 24 maggio: “Un servo non è più grande del suo padrone”

Il brano del Vangelo di oggi si inserisce nel contesto dell’Ultima Cena, quando Gesù prepara i discepoli alle prove future.

Con parole forti ma piene d’amore, li avverte dell’odio del mondo, prefigurando le persecuzioni che essi ed i credenti di ogni tempo avrebbero affrontato. È un messaggio di realismo evangelico ed al tempo stesso di consolazione, perché unito alla promessa della sua presenza. Alla luce della Tradizione cattolica, queste parole rivelano la profondità del mistero della sequela di Cristo, che implica la croce ma anche la gloria.

Dal Vangelo secondo Giovanni 15,18-21

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

Commento al Vangelo del 24 Maggio

La riflessione sul Vangelo di oggi

Le parole di Gesù: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me», mostrano chiaramente che la vita cristiana autentica comporta opposizione. L’odio del mondo non è un segno di fallimento, ma di fedeltà a Cristo. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: «I discepoli hanno partecipato alla sofferenza del loro Maestro e ne condividono la sorte» (CCC 530). La sequela Christi non è solo imitazione, ma partecipazione viva alla sua missione salvifica.

Il cristiano, scelto «dal mondo» ma non «del mondo», vive una tensione costante tra la fedeltà a Dio e le logiche mondane. San Paolo scrive: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo» (Rm 12,2), e Gesù stesso prega il Padre: «Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal Maligno» (Gv 17,15). Questa separazione non è isolamento, ma consacrazione ad una missione: essere luce e sale della terra (Mt 5,13-14).

Il versetto «Un servo non è più grande del suo padrone» richiama l’umiltà del discepolo e il destino condiviso con il Maestro. Come Cristo fu perseguitato, così anche i suoi seguaci. Il Catechismo lo afferma chiaramente: «Il cammino della perfezione passa per la croce. Non c’è santità senza rinuncia e senza combattimento spirituale» (CCC 2015).

Infine, l’odio del mondo è causato dal non conoscere il Padre. Il cristiano, testimoniando Cristo con amore e verità, rende presente Colui che il mondo rifiuta. In ciò, egli partecipa alla missione redentrice di Cristo e diventa annunciatore di speranza. In questo consiste la vera gloria del discepolo.

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Cristiano Sabatini