Il brano del Vangelo di oggi ci conduce nel cuore del mistero pasquale e della missione dello Spirito Santo.
Gesù, consapevole della tristezza dei suoi discepoli, li prepara alla sua partenza rivelando una verità sconvolgente: la sua assenza fisica sarà l’inizio di una presenza nuova e più profonda, quella dello Spirito. Questa promessa del Paràclito è fondamentale nella vita della Chiesa e di ogni cristiano. Alla luce delle Sacre Scritture e del Catechismo della Chiesa Cattolica, possiamo meditare il valore salvifico della presenza dello Spirito nella storia della salvezza.
Dal Vangelo secondo Giovanni 16,5-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

La riflessione sul Vangelo di oggi
«È bene per voi che io me ne vada»: queste parole di Gesù possono apparire paradossali, ma rivelano il compimento del piano salvifico. La sua Ascensione al Padre non è una separazione, ma una condizione necessaria per il dono dello Spirito Santo, che «procede dal Padre e dal Figlio» (CCC 246) ed è «l’anima della Chiesa» (CCC 797).
Il Paràclito, termine che significa Consolatore ed Avvocato, ha una missione precisa: «dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio». Questa azione non è condanna, ma illuminazione. Lo Spirito rivela il peccato più profondo dell’umanità: il rifiuto di Cristo (cf. Gv 3,19), l’unico Salvatore. Il Catechismo insegna che «il peccato è presente nella storia dell’uomo; ignorarlo sarebbe illudersi» (CCC 386), e solo lo Spirito può aprire i cuori al pentimento.
«Riguardo alla giustizia, perché vado al Padre»: la giustizia qui è la glorificazione di Cristo, la sua vittoria sulla morte. È la giustificazione che ci viene donata per la fede (cf. Rm 5,1), segno che la sua missione è compiuta.
Infine, «il principe di questo mondo è già condannato». Satana è stato vinto da Cristo sulla croce (cf. Col 2,15). Lo Spirito ci fa partecipi di questa vittoria ogni volta che scegliamo la verità e la grazia.
In questo brano, Gesù ci invita alla fiducia: la sua partenza è in realtà una nuova venuta, quella dello Spirito che guida, consola, illumina e conduce alla salvezza.