Il brano del Vangelo di oggi ci offre una preziosa riflessione sul mistero della sofferenza e sulla promessa della gioia che nasce dalla comunione con Cristo Risorto.
Gesù prepara i suoi discepoli alla prova della Croce, anticipando il dolore che li pervaderà, ma anche la gioia che seguirà con la Sua risurrezione. È un messaggio di consolazione e speranza, fondato sulla certezza che, nella fede, il dolore non è mai l’ultima parola. La gioia che il Signore promette è piena, incorruttibile, e nessuno può strapparla a chi vive unito a Lui.
Dal Vangelo secondo Giovanni 16,20-23
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

La riflessione sul Vangelo di oggi
«Voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà»: queste parole di Gesù rivelano l’apparente paradosso dell’esperienza cristiana. I discepoli vivranno la sofferenza della separazione, mentre il mondo, cieco al mistero di Dio, gioirà per la morte del Giusto. Tuttavia, questa sofferenza non è fine a sé stessa, perché Gesù promette: «la vostra tristezza si cambierà in gioia». È la stessa logica pasquale della Croce che diventa glorificazione (cf. Gv 12,23-24).
La similitudine della donna che partorisce è profondamente significativa. Il dolore non è eliminato, ma trasformato. È il dolore fecondo, che genera la vita. San Paolo, riprendendo questa immagine, scrive: «Sappiamo infatti che tutta la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi» (Rm 8,22). È il gemito del mondo che attende la manifestazione della redenzione. Il dolore cristiano, vissuto in unione con Cristo, non è mai sterile, ma genera nuova vita.
«Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà»: è la promessa della risurrezione, che trova compimento nella presenza viva del Risorto. Gesù, pur salendo al Padre, rimane con i suoi, specialmente nell’Eucaristia, dove si dona come pane di vita (Gv 6,51). La gioia che ne scaturisce è una gioia spirituale e duratura, dono dello Spirito Santo (Gal 5,22), che rende i credenti testimoni della speranza.
«Quel giorno non mi domanderete più nulla»: nella visione piena di Gesù Risorto, ogni interrogativo trova risposta. Il cuore riposa nella certezza che l’Amore ha vinto e continua a vincere. Nessuno potrà più togliere la gioia a coloro che vivono in Cristo.