Il Vangelo di oggi 6 giugno: "mi ami più di costoro?"
Il brano del Vangelo di oggi ci presenta uno dei dialoghi più profondi e toccanti della Scrittura quello tra Gesù risorto e Pietro.
Dopo la sua triplice negazione, Gesù offre a Pietro la possibilità di riaffermare il suo amore per tre volte. Non si tratta di un rimprovero, ma di una chiamata misericordiosa a ricominciare, a rispondere all’amore con amore. In questo dialogo si manifesta la pedagogia divina: Dio ci salva attraverso l’amore e ci affida una missione proprio laddove siamo stati più fragili. L’amore di Dio è più forte delle nostre cadute e ci apre sempre nuove possibilità di sequela e di fedeltà.
In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
«Simone, figlio di Giovanni, mi ami?» (Gv 21,15). Con queste parole, Gesù non solo guarisce la ferita del rinnegamento, ma conferma Pietro come pastore del suo gregge. L’amore, per il Signore, non è un’emozione passeggera, ma il fondamento su cui costruire ogni vocazione. Gesù non chiede a Pietro la perfezione, ma la sincerità del cuore.
La triplice domanda è una chiara allusione alla triplice negazione (Lc 22,61). Pietro, che ha pianto amaramente il suo tradimento, ora può rinnovare la sua fedeltà, consapevole della propria debolezza. È la misericordia che trasforma la caduta in grazia. “Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia” (Rm 5,20).
A ogni risposta di Pietro, Gesù affida un compito: «Pasci i miei agnelli… pascola le mie pecore». Questo mostra che l’amore per Cristo non è mai disgiunto dalla responsabilità verso gli altri. Come insegna la Chiesa, il ministero pastorale è esercizio di carità: il pastore serve, non comanda, ed è chiamato a dare la vita per il gregge (cf. Gv 10,11).
Infine, Gesù annuncia a Pietro la croce: “tenderai le tue mani…” (v.18). La sequela di Cristo passa per la donazione totale di sé. “Seguimi” è l’invito conclusivo e definitivo. È lo stesso che Pietro ha ascoltato all’inizio della sua vocazione (Mc 1,17), ma ora è più profondo: è una chiamata alla croce e alla gloria.
Signore Gesù Cristo, Tu che conosci tutto di noi, sai che ti vogliamo bene nonostante le nostre debolezze. Rafforza la nostra povera fede, insegnaci ad amarTi ogni giorno di più ed a servire i fratelli con cuore umile. Donaci la grazia di non allontanarci ma i da Te per seguirTi fino in fondo. Amen.