Il Vangelo di oggi 7 maggio: “Non siamo numeri, ma volti amati”

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Il Vangelo di oggi 7 maggio: “Non siamo numeri, ma volti amati”
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Il brano del Vangelo di oggi ci introducono al mistero centrale della fede cristiana: Cristo come Pane di vita, disceso dal cielo per la salvezza dell’umanità.

Gesù rivela il cuore della sua missione: donare la vita eterna a chi crede in Lui, vero “pane della vita”, compiendo in tutto la volontà del Padre. Questa dichiarazione si colloca nel discorso eucaristico, dove il Signore prepara i suoi discepoli alla comprensione del dono della sua Carne e del suo Sangue.

Dal Vangelo secondo Giovanni 6,35-40

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Il Vangelo di oggi 7 maggio: “Non siamo numeri, ma volti amati”
Commento al Vangelo del 7 maggio

La riflessione sul Vangelo di oggi

La difficile comprensione della vera identità di Cristo è un tema molto sottolineato in questi giorni ed anche oggi lo ritroviamo nella prima parte del testo di Giovanni. Gesù parla alla folla ed afferma: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame». La fame e la sete qui evocate sono spirituali: l’uomo, creato per Dio, ha in sé una sete di infinito che solo Cristo può saziare. Come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, “nel sacramento dell’Eucaristia è contenuto tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo” (CCC 1324). Accostarsi a Lui con fede significa entrare in comunione con la fonte stessa della vita eterna.

La seconda parte del brano vuole invece sottolineare la fedeltà di Gesù alla volontà del Padre: “che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato”. Questo mostra la tenerezza divina verso ciascuno di noi. Non siamo numeri, ma volti amati dal Padre, affidati al Figlio per essere custoditi e salvati. “Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori”: è una promessa di accoglienza totale e misericordiosa, che richiama il Vangelo di Matteo: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi” (Mt 11,28).

La volontà salvifica di Dio culmina nella risurrezione: “Io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. La fede in Gesù non è solo per questa vita, ma apre alla speranza della vita eterna, come dichiara il Signore: “Chiunque vede il Figlio e crede in lui ha la vita eterna” (Gv 6,40). In queste parole si rivela l’amore salvifico di Dio, che desidera la salvezza di tutti (cf. 1Tm 2,4), realizzata pienamente nel dono del Figlio e nella partecipazione all’Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana (CCC 1324).

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