L’essere cattolici, non sempre è apprezzato quanto accettato da tutti e in tutte le nazioni del mondo. Non dappertutto, essere di una religione diversa da quella nazionale o maggiormente professata, è visto come un qualcosa di positivo.
La storia che stiamo per raccontare è quella di un uomo che ha conosciuto il carcere proprio per aver professato di essere cattolico e, soprattutto, di essere un uomo libero.
La sua famiglia vive al di fuori del proprio paese di origine proprio per motivo di sicurezza. Conosciamo meglio questa storia.
Una storia che fa riflettere
Professare una fede ed un credo che siano diversi da quello, in maggioranza, presente in quella nazione, non sempre è visto di buon occhio anzi: la maggior parte delle volte si viene anche perseguitati per questo. Ma ciò, però, non scoraggia coloro che vogliono essere cristiani e non vivono in quei paesi a maggioranza cattolici.
La storia, raccontata anche in un articolo di “Famiglia Cristiana” è quella di un uomo, imprenditore e giornalista: Jimmy Lai, fondatore di Apple Daily. Lui è il simbolo della libertà di stampa in un paese difficile, quale Hong Kong. Lui, ora, si trova in carcere con accuse di carattere politico che pendono sulla sua testa, mentre parte della sua famiglia, fra cui il figlio, sono emigrati all’estero.
Ed è proprio Sebastien, figlio di Jimmy che, nell’intervista a “Famiglia Cristiana”, ha così spiegato come vive suo padre la sua attuale situazione e, dall’altro lato, anche come loro, la sua famiglia, ne sentano a pieno la sua mancanza: “Molti vedono mio padre come un eroe, ma io vorrei solo che fosse libero, perché è mio padre. Vorrei averlo con me a Natale, poterlo vedere. Ha una certa età, e non so quanti anni mi restino con lui, anche se dovesse uscire presto” – racconta con coraggio.
Jimmy Lai, in carcere ad Hong Kong, prega ogni giorno
Sebastien sono 5 anni che vive lontano da Hong Kong, mentre suo padre, imprenditore convertito al cattolicesimo, è in carcere dal 2020 con l’accusa di “collusione con forze straniere” e “sedizione”. Si tratta di reati imposti dalla Cina, per sedare sommosse e rivolte dal 2019. Una delle prime domande che gli è stata rivolta è se suo padre appartenesse ad un’altra religione prima di convertirsi.

“No, prima era agnostico […] È uno di quelli che rappresentano al meglio chi non è nato nella fede o nella libertà, ma ha passato il resto della sua vita a cercare Dio, la libertà e la democrazia […] Sapeva anche che Dio aveva in serbo per lui qualcosa di più, e voleva vivere, come diceva lui, una vita significativa” – spiega Sebastien.
Il suo arresto è stato uno dei segni della repressione della Cina verso Hong Kong. Ma, insieme a lui, c’è sempre stata la fede che, come più volte ha dichiarato lo stesso Jimmy Lai, gli ha dato la forza di andare avanti: “[…] Nel 1997, con tutto lo stress del passaggio di sovranità, capì che era Dio a guidarlo. Per questo si convertì. E per i successivi vent’anni fece ciò che sapeva essere giusto, convinto che fosse ciò che Dio si aspettava da lui come cattolico. Anche in carcere, oggi, trova forza in questo: sa di stare facendo la cosa giusta, di essere fedele a Dio. Come molti cattolici, vive la sofferenza come parte del suo cammino di fede e di offerta” – racconta.
C’è davanti a questo giovane, una situazione molto difficile perché anche i suoi fratelli sono in prigione per lo stesso motivo del loro papà: “[…] Sono stati arrestati, ma non incriminati. Poi rilasciati. Quindi non possono fare quello che faccio io. Sono ancora a Hong Kong. Non comunico con loro per non metterli ulteriormente in pericolo. Ma per me è un privilegio poter difendere mio padre” – conclude.
La fede è il punto fermo della vita di quest’uomo che, anche nella durezza del carcere, riesce a vedere in Dio la luce in fondo al suo tunnel.