E' possibile vietare l'insegnamento della religione nelle scuole? - www.medjugorje.it
Nel mondo, anche nella nostra vicina Europa, c’è chi considera l’insegnamento della religione un qualcosa da mettere, addirittura, al bando. Possibile? A quanto pare sì: ecco dove è successo.
Se in alcuni paesi, come anche in Italia, si dà la libertà di scelta alle famiglie di avvalersi, o meno, dell’insegnamento della religione cattolica, in alcuni stati invece, la situazione è stata completamente ribaltata. E questo senza che nessuno potesse far nulla.
A rispondere alla decisione di questo Stato sono stati direttamente i Vescovi. Ecco qual è stata la loro reazione in merito.
Insegnare la religione cattolica nelle scuole non vuol dire indurre all’indottrinamento come, erroneamente, in molti credono, ma semplicemente ampliare le conoscenze dei ragazzi e degli studenti con altre nozioni che sono leggermente diverse, ma solo di contenuto, da quelle delle altre normali e curricolari materie. Questo è quello che accade nella maggior parte dei paesi almeno in Europa, fatta eccezione per quello che sta succedendo, da qualche tempo a questa parte, in Irlanda del Nord.
Lì la situazione sembra essere diventata alquanto assurda al solo raccontarsi: sì perchè qui, l’insegnamento della religione è stato addirittura messo da parte e dichiarato illegale. Come è stato possibile questo? C’è stata anche una sentenza in merito dove la corte ha rilevato che l’approccio attuale è privo di un quadro “oggettivo, critico e pluralistico”, portando così più alla tendenza verso un indottrinamento piuttosto che alla promozione di una comprensione diversificata delle credenze.
A contestare questa decisione, per certi versi assurda, è stato per primo il Vescovo della diocesi di Down e Connor, il quale si è dichiarato stupefatto ed ha contestato l’idea su come il Cristianesimo venga visto in questo modo ma, dall’altro lato, come nelle scuole, sentenza o meno, sia stato messo da parte a poco a poco. Il tutto, c’è da dire, è partito da un caso intentato da un padre: sua figlia frequentava una scuola primaria statale non cattolica a Belfast.
La bambina riceveva un’educazione religiosa cristiana non confessionale e prendeva parte al culto cristiano. La sentenza ha affermato che “l’insegnamento dell’educazione religiosa previsto dal programma di base e le disposizioni per il culto collettivo nella scuola primaria frequentata dalla bambina violavano i suoi diritti e quelli di suo padre ai sensi della legislazione europea sui diritti umani” – come è stato scritto nella sentenza stessa.
Il problema, stando a ciò che ha descritto il genitore, stava nella preghiera da recitare prima dei pasti, da parte della bambina, cosa che loro non accettavano in quanto genitori non credenti. Da qui, lo scatenarsi della sentenza che ha uniformato, da un solo caso, tutte le scuole. La sentenza della Corte Suprema afferma chiaramente che l’educazione religiosa confessionale e il culto collettivo non sono vietati nelle scuole cattoliche, ma è come se dovessero venir rimodulati, quasi in base alle necessità di chi le frequenta.
“Il cristianesimo e la visione del mondo giudaico-cristiana forniscono il fondamento valoriale di tutto ciò che è buono nella società occidentale e sono profondamente radicati nella legislazione sui diritti umani” – ha specificato il Vescovo – “[…] Tuttavia, va riconosciuto che il cristianesimo, in modo centrale e unico, ha fornito il quadro di valori che sostiene la società occidentale”.