Nelle scuole cattoliche francesi sono avvenute ispezioni da parte del Ministero con metodi definiti “abusivi e invadenti”.
Un nuovo report pubblicato dal Segretariato Generale per l’Educazione Cattolica (SGEC) in Francia ha scosso il panorama educativo del Paese, riaprendo il dibattito sui metodi utilizzati nel controllo statale, sui possibili abusi ideologici e sul loro impatto sulla libertà educativa.
Pubblicato lo scorso 8 dicembre, il documento di 14 pagine, ampiamente citato dalla stampa francese, raccoglie testimonianze di insegnanti, presidi e personale di scuole cattoliche con contratto statale che riferiscono di essere stati sottoposti a quelle che i leader dell’istruzione cattolica descrivono come ispezioni “abusive” e “invadenti“, condotte da funzionari del Ministero dell’Istruzione Nazionale.
Il report sottolinea di non mettere in discussione il principio del controllo statale in sé, ma di denunciare i metodi impiegati: secondo i leader cattolici questo approccio rischia di minare sia la dignità degli educatori sia l’identità stessa delle scuole cattoliche.
“Dimostrazioni di forza sproporzionate”: è polemica per le ispezioni nelle scuole cattoliche
La controversia è scoppiata solo pochi mesi dopo la pubblicazione di un report parlamentare che chiedeva una maggiore supervisione delle istituzioni cattoliche in nome della tutela dei minori. I dirigenti scolastici cattolici stanno ora lanciando un forte monito contro il clima di sospetto e strumentalizzazione politica che hanno visto svilupparsi negli ultimi mesi.

La scorsa estate le rivelazioni di abusi fisici e sessuali a Notre Dame de Bétharram, un collegio cattolico nel sud-ovest della Francia, hanno innescato un dibattito a livello nazionale su come gli abusi nelle scuole vengano identificati, segnalati e affrontati, insieme a casi simili in altre istituzioni. Un’inchiesta parlamentare ha successivamente esaminato questi casi, evidenziando gravi carenze istituzionali e sollevando interrogativi su come venga esercitata la supervisione nelle scuole religiose che operano sotto contratto statale.
Secondo le testimonianze raccolte, le ispezioni hanno talvolta assunto la forma di quelle che il report definisce “dimostrazioni di forza sproporzionate“. Secondo quanto riferito, gli ispettori sono arrivati senza preavviso in gruppi da 10 a 16, sparpagliandosi per gli edifici scolastici senza accompagnamento, interrompendo le lezioni, fotografando le aule, interrogando gli studenti e persino perquisendo gli zaini degli alunni. Alcuni insegnanti raccontano di ispettori che sono entrati nelle aule senza identificarsi, hanno sfogliato i quaderni degli studenti a metà lezione e hanno interrogato il personale davanti ai bambini.
Pressioni ai presidi per rimuovere i riferimenti cristiani
Gli insegnanti cattolici hanno poi aggiunto che la natura di alcune delle domande poste è stata particolarmente preoccupante. I docenti hanno riferito di essere stati interrogati sulle loro pratiche religiose personali, inclusa la partecipazione alla Messa domenicale. I presidi raccontano di aver ricevuto pressioni per rimuovere i riferimenti cristiani dai progetti scolastici o per rimuovere i simboli religiosi, richieste che contraddicono direttamente il riconoscimento legale del carattere distintivo delle scuole cattoliche ai sensi della legge francese.
Guillaume Prévost, nominato segretario generale dell’educazione cattolica a settembre, ha espresso il suo sgomento in un’intervista al settimanale Famille Chrétienne. “Non potevamo continuare a permettere che i nostri insegnanti venissero umiliati“, ha affermato il segretario generale per spiegare i motivi che hanno spinto i dirigenti dell’educazione cattolica a rendere pubblico il report.
Prévost ha anche insistito sul fatto che l’educazione cattolica non si oppone categoricamente alle ispezioni. Nella sua introduzione al report ha infatti ricordato che “non può esserci libertà senza controllo” e ha descritto le ispezioni come una componente essenziale del sistema. A suo avviso, molte ispezioni portano in ultima analisi a scambi costruttivi, con gli ispettori che evidenziano punti di forza come il rapporto delle scuole con le famiglie, il loro sostegno agli studenti con disabilità e la coerenza complessiva dei loro progetti educativi.
La risposta del Ministero: “Faremo verifiche”
Il segretario generale ha però aggiunto che le ispezioni devono essere condotte all’interno di un quadro giuridico chiaro e con la dovuta professionalità, moderazione e discernimento. Il pericolo più profondo, a suo avviso, non risiede solo negli abusi individuali, ma anche in una deriva sistemica.
In risposta al report, il Ministero dell’Istruzione Nazionale ha cercato di allentare le tensioni, ribadendo che le ispezioni sono regolate da un rigoroso quadro giuridico e riconoscendo esplicitamente che le domande volte a identificare l’affiliazione religiosa di uno studente sono vietate: “Se ci saranno state delle mancanze, ne verranno tratte tutte le conseguenze“.