L’ultimo rapporto ONU presentato da Reem Alsalem mette in evidenza le violenze legate alla pratica della maternità surrogata.
La maternità surrogata, ovvero la pratica in cui una donna porta avanti una gravidanza per conto di qualcun altro che acquisirà successivamente la responsabilità genitoriale nei confronti del nascituro, è da sempre motivo di forti dibattiti e scontri. Un anno fa la maternità surrogata è diventata reato universale dopo che era già previsto il divieto in Italia dalla legge 40 del 2004: ora anche i cittadini italiani che ricorrono alla maternità surrogata all’estero possono incappare in una pena da tre mesi a due anni di carcere, oltre a una multa salatissima (da 600.000 a un milione di euro).
Nell’ultimo report presentato all’ONU dalla Relatrice speciale delle Nazioni Unite, Reem Alsalem, emerge come le violenze che fanno capo alla maternità surrogata sono molteplici. Nel report viene fuori come siano sempre più persone a voler ricorrere a questo strumento. I motivi sono diversi: coppie gay o single, l’aumento dell’infertilità, ma anche la volontà di evitare la gravidanza e il cosiddetto ‘diritto alla genitorialità’.
Nella maggior parte dei casi le madri surrogate sono profili che provengono da contesti a basso reddito e hanno uno status sociale inferiore rispetto a coloro che acquisiranno la genitorialità del nascituro. Nel report si fa presente che spesso sono le donne migranti quelle prese di mira per la maternità surrogata, quasi sempre senza poter avere accesso all’assistenza legale.
Maternità surrogata: tutte le criticità nel report di Reem Alsalem
Il mercato globale della maternità surrogata, sempre stando al report presentato da Reem Alsalem, sfiorerà i 100 miliardi di dollari entro il 2033. Ciò vuol dire, stando all’indagine, che ci saranno sempre più violenze legate a questa pratica. Quella economica, ad esempio, dato che molte donne non hanno avuto alcun risarcimento e nemmeno hanno ricevuto assistenza quando hanno avuto un aborto spontaneo.

Il report si sofferma poi sulla violenza psicologica, ovvero a come le donne surrogate vengano convinte a portare avanti questa pratica per solidarietà, in particolare verso le coppie omosessuali. In più la violenza fisica, dato che le madri surrogate hanno un rischio più alto di partorire con il cesareo o di soffrire di problematiche serie come il diabete gestazionale, l’ipertensione o la placenta previa.
Reem Alsalem fa poi riferimento alla violenza riproduttiva: in alcuni casi, infatti, i genitori committenti possono chiedere di interrompere una gravidanza nel caso i feti siano più di uno o venga riscontrata disabilità fetale. Infine la violenza sui bambini, che fin dalla nascita “subiscono un’immediata separazione dalla donna che li ha portati in grembo e vengono affidati ai genitori committenti“.
“A differenza dell’adozione, in cui la valutazione dei genitori è riconosciuta come una misura essenziale per la tutela del minore, vengono effettuati pochissimi controlli sui precedenti dei genitori committenti, se non nessuno“, precisa il report. Nel concludere lo studio la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sottolinea che “la maternità surrogata è una vendita di bambini” ed è pertanto un reato.