Le uniche “armi” che il Papa ha sostenuto sono state quelle del dialogo, dell’incontro e, per i cattolici, della preghiera e del digiuno.
Questa ferma posizione contro gli armamenti si è rivelata ancora più significativa nel contesto del crescente riarmo in Europa, come recentemente annunciato dalla presidenza della Commissione Europea .Papa Francesco ha mantenuto un fermo “no” verso le armi sin dal suo insediamento come Pontefice, un principio che ha caratterizzato il suo magistero per oltre dodici anni.
Il rifiuto della cultura delle armi
Il Pontefice ha iniziato a esprimere il suo rifiuto verso la cultura delle armi nella sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium del 2014. Qui, Francesco ha denunciato i “meccanismi dell’economia attuale” che favoriscono un consumo sfrenato e hanno come conseguenza una crescente disuguaglianza sociale, che a sua volta genera violenza. “La corsa agli armamenti non risolve i problemi”, ha affermato, evidenziando come le armi e la repressione violentano la vita umana creando nuovi conflitti anziché risolverli.
Nello stesso anno, durante un incontro memorabile con i Movimenti Popolari, Francesco ha coniato l’espressione “terza guerra mondiale a pezzi”, un’osservazione profetica che anticipava le tensioni globali, tra cui la crisi in Ucraina e le violenze ricorrenti nella Striscia di Gaza. In quel discorso, il Papa ha osservato come gli interessi economici a volte richiedano conflitti per prosperare, affermando che “si fabbricano e si vendono armi” per sanare i bilanci delle economie che mettono il profitto davanti all’umanità.
A dieci anni di distanza, la posizione di Francesco non solo è rimasta invariata, ma si è ulteriormente rafforzata. “Viviamo tempi di guerra e violenza”, ha dichiarato nell’udienza alla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola Media Impresa, esprimendo preoccupazione per la crescente normalizzazione della produzione di armi. Un economista, ha riferito il Papa, gli ha detto che gli investimenti più redditizi in Italia sono quelli nelle fabbriche di armi.
Questa condanna delle armi è stata accompagnata da proposte concrete. Durante il suo discorso alla Cop28 nel 2023 a Dubai, Francesco ha esortato a utilizzare le risorse sprecate per armamenti per creare un fondo mondiale per combattere la fame. Questa proposta si è concretizzata anche nella bolla di indizione del Giubileo, dove il Papa ha invitato a sviluppare iniziative non solo per abolire la pena di morte e condonare il debito dei Paesi poveri, ma anche per mettere fine al commercio di armi.

Un magistero costante contro le armi
Ripercorrendo il magistero di Francesco, è impossibile non notare i numerosi appelli contro le armi e il riarmo. Dal suo messaggio di pace durante l’Urbi et Orbi del 2020, in un San Pietro deserto a causa della pandemia di Covid-19, in cui ha esortato a non continuare a fabbricare e commerciare armi, fino al suo intervento al Globsec Bratislava Forum nel 2021, dove ha chiesto di “convertire le armi in cibo”. Durante il suo intervento al G7 in Puglia nel 2023, Francesco ha anche sollevato preoccupazioni sull’uso delle armi autonome, sottolineando che “nessuna macchina dovrebbe mai decidere di togliere la vita a un essere umano”.
I viaggi apostolici internazionali hanno costituito un palcoscenico privilegiato per il Papa per ribadire il suo “no” alle armi. Nel 2015, durante una Messa a Sarajevo, ha denunciato il clima di odio e coloro che lo fomentano, compresi quelli che traggono profitto dalla vendita di armi. Nel 2019, a Maputo, ha ammonito che “le armi e la repressione violenta non risolvono i conflitti, ma creano nuove violenze”, mentre nel 2021, durante la storica visita in Iraq, ha alzato la voce contro la proliferazione delle armi, esclamando: “Tacciano le armi!”.
Nel 2022, a Nur-Sultan, in Kazakhstan, Francesco ha esortato a risolvere i conflitti non con la forza, ma attraverso il dialogo e l’incontro. A Malta, ha ribadito che la logica della guerra è un pensiero pericoloso, e a Marsiglia ha sottolineato che le armi portano solo a conflitti, non a pace.
Il Papa ha anche messo in evidenza l’ipocrisia di alcune nazioni che, mentre parlano di pace in contesti internazionali, continuano a vendere armi ai paesi in guerra, un contrasto che ha definito “grave peccato di ipocrisia”. Riferendosi all’insegnamento di Giovanni XXIII, ha affermato che la guerra è una follia che distoglie risorse vitali dalla società, un pensiero che rimane attuale e rilevante per il futuro.
Le parole di Papa Francesco, quindi, si configurano come un appello universale a riflettere sulla follia della guerra e sulla necessità di costruire relazioni umane e economiche più giuste e pacifiche. La sua posizione contro le armi non è solo un rifiuto, ma una chiamata a un impegno attivo per la pace e per la dignità umana.