La ricerca umana della felicità conduce a Dio - medjugorje.it
L’anelito alla felicità è insito nel cuore di ogni essere umano: la ricerca di uno stato di gioia profonda porta a scoprire Dio.
L’uomo di ogni tempo ha dentro il suo cuore la ricerca della felicità. Tendiamo alla gioia, che non è solo uno stato di benessere o di mancanza di sofferenza, ma una beatitudine profonda. Questo insopprimibile anelito che alberga nell’animo umano ieri, oggi e sempre, trova appagamento solo in Dio.
È un dato di fatto e il motivo è anche abbastanza comprensibile, certo, alla luce della fede. Filosofi di tutti i tempi si sono interrogati sulla felicità, su cosa sia, su quale sia il modo di raggiungerla, se si possa veramente ottenere oppure no. Certamente bisogna porsi la domanda su cosa si intenda per felicità e soprattutto in cosa la si identifichi.
Se la filosofia molto spesso non è stata in grado di fornire la risposta alla ricerca della felicità e se le varie teorie psicologiche non riescono a indicare la strada per metterla fattivamente in atto, a comprendere quale sia la strada per la felicità, cosa effettivamente sia e come si raggiunga, sono i Santi.
I Santi, infatti, hanno capito che la vera felicità, quello stato di pienezza e pace profonda che si può vivere già su questa terra, seppure in modo diverso e minore rispetto alla beatitudine eterna, quello squarcio di Cielo sulla terra, è possibile viverlo, in Dio.
Da Sant’Agostino a San Giovanni Paolo II, solo per citare due grandi santi, ci arriva il modo di comprendere in cosa davvero consiste la felicità e come la si può sperimentare. Per Sant’Agostino la felicità non è un possesso materiale, ma una ricerca interiore che trova il suo compimento in Dio.
La sua esperienza personale lo ha portato a comprendere che il cuore umano è inquieto finché non riposa in Dio, e che la vera felicità è la “beatitudine” raggiunta attraverso la contemplazione della verità divina. Si tratta di un dono, una grazia, quella della fede, che certamente è data, ma è anche richiesta, e il desiderio di essa è il primo passo.
San Giovanni Paolo II ha mirabilmente spiegato che è in Gesù che si trova la felicità, nel suo celebre discorso durante la veglia di preghiera della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000. In quell’occasione ha detto: “In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E’ Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna“.
Il Santo Padre individuava nella genealogia divina, ovvero nell’origine dell’uomo da Dio, la chiave per la felicità dell’uomo. Diceva, infatti, che la genealogia divina risolve e può risolvere tutti i problemi umani. Se l’uomo nella sua ricerca interiore si pone le domande esistenziali, partendo da quella sulla sua provenienza: “da dove vengo?” e “chi sono?“, non può che arrivare a Dio.
Comprendere la dipendenza dal Dio Creatore è un atto della ragione, alla quale si lega il dono della fede. Non sono disgiunte, infatti, ma unite, perchè la fede va accolta con la libera volontà che è strettamente connessa alla facoltà di comprendere e rispondere così a quegli interrogativi che nascono nel cuore umano.
Questo legame di dipendenza e la scoperta di un Dio Creatore e Padre, che ci ha creati per amore e si è rivelato nel Figlio, morto per noi per amore e risorto sconfiggendo così il male, e ci dona il suo Spirito, è la risposta alla ricerca di felicità. Perchè nel rapporto con questo Dio triniario, la nostra vita trova compiutezza, pienezza e il concetto di felicità non è legato a logiche terrene e materiali, ma esclusivamente alla vita in Dio, alla relazione con Lui.