Oggi si festeggia una delle sante più venerate del Sud Italia, anche se la devozione si espande anche oltre i confini del nostro Paese.
Il 4 settembre, la chiesa ricorda Santa Rosalia di Palermo, venerata in Sicilia, ma anche oltre, con il nome di “Santuzza”. È una delle poche sante al mondo per cui si festeggia anche oltre il giorno della sua commemorazione liturgica.
Perché questo? C’è un motivo ben specifico che lega la storia di Rosalia alla città di Palermo e non solo. Scopriamolo insieme.
Santa Rosalia: un nome conosciuto in tutto il mondo
La “Santuzza”: è così che il mondo intero e tutti i suoi devoti conoscono Santa Rosalia. Un nome, una Santa la cui devozione valica anche i confini dell’Italia, arrivando anche negli Stati Uniti, in America latina e in Australia. Lo dicevamo all’inizio: è una delle poche sante al mondo che viene ricordata e celebrata anche in un’altra data al di là di quella della sua festa liturgica.
Oggi, 4 settembre, è la festa liturgica di Santa Rosalia: nella chiesa situata sul Monte Pellegrino, altura che sovrasta la città di Palermo, la Santa è onorata e festeggiata dal punto di vista religioso. Ma c’è qualcos’altro che attira ancora di più verso santa Rosalia e è comunemente conosciuto come il “festino di Santa Rosalia”.
Ma andiamo con ordine. Il tradizionale Festino di Santa Rosalia, celebrato in onore della Santa, coinvolge centinaia di migliaia di persone provenienti da tutta la Sicilia e viene celebrato il 15 luglio. Perché questa data così distante dal mese di settembre?
Partiamo dal fatto che Rosalia Sinibaldi (questo era il suo vero nome) morì il 4 settembre del 1170 proprio sul Monte Pellegrino, dove si era rifugiata per vivere al meglio il suo essersi donata e consacrata pienamente a Cristo, andando contro le decisioni e le logiche della sua famiglia che l’avrebbe voluta sposa ad un signore locale.
La leggenda e il festino di Santa Rosalia
Già nel 1196 il suo culto era ben noto: la si pregava, e prega, con il semplice versetto “Sancta Rosalia – ora pro nobis“, e le erano anche state costruite due chiese a Palermo: una sul Monte Pellegrino, davanti alla grotta stessa, l’altra nell’attuale quartiere di Olivella, dove sorgeva la casa di Sinibaldo, padre di Rosalia.

Secondo la leggenda, però, nel 1625 la santa salvò Palermo dalla peste e ne divenne la patrona. La terribile epidemia era arrivata in città il 7 maggio 1624. Fu presso l’antico altare dedicato alla santa, accanto a una grotta sul Monte Pellegrino, che avvenne un fatto straordinario: venne rivelato in visione a Girolama La Gattuta il luogo dove si trovavano i resti mortali della santa.
Questi furono trovati il 15 luglio dello stesso anno e portati alla presenza dell’arcivescovo di Palermo. Un’altra leggenda racconta anche che il 13 febbraio 1625 santa Rosalia apparve sul Monte Pellegrino ad un tale, Vincenzo Bonello. Egli voleva suicidarsi per via della morte per peste della giovane moglie quindicenne.
La santa lo fermò dal suo intento e gli disse che solo se i propri resti fossero stati portati in processione e si fosse cantato il “Te Deum Laudamus”, la peste sarebbe terminata, così come le aveva detto e promesso la Madonna. Il 9 giugno 1625 l’arcivescovo di Palermo, Giannettino Doria, seguito da tutto il clero, organizzò una solenne processione attraverso le strade della città con le reliquie della santa.
Al passaggio dei sacri resti, all’intonazione del “Te Deum” , si bloccò il contagio della peste. Da quel giorno, ogni 15 luglio (o comunque in un giorno compreso fra il 10 e il 15 luglio) i resti di Santa Rosalia vengono portati in processione in ricordo del miracolo che salvò e protesse Palermo dalla peste.