L’arcivescovo incontra i detenuti: un abbraccio di speranza

Questi incontri, che si svolgeranno una volta al mese, comprenderanno celebrazioni di Messa e momenti di Adorazione Eucaristica. Questi incontri, che si svolgeranno una volta al mese, comprenderanno celebrazioni di Messa e momenti di Adorazione Eucaristica.
L'incontro del prelato con i detenuti (www.medjugorje.it)
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Questi incontri, che si svolgeranno una volta al mese, comprenderanno celebrazioni di Messa e momenti di Adorazione Eucaristica.

Nella cornice del Giubileo, un evento che incarna i temi di conversione, speranza e testimonianza, l’arcivescovo di Udine, monsignor Riccardo Lamba, ha avviato un percorso di incontri di catechesi con i detenuti delle carceri del territorio, in particolare nella casa circondariale di Udine e in quella di Tolmezzo. Tali eventi sono dedicati a chi desidera pregare per i detenuti e le loro famiglie, un lunedì al mese.

L’importanza della missione pastorale

Monsignor Lamba ha già avviato la sua missione pastorale a Udine circa un anno fa, iniziando con una celebrazione della Messa in carcere. Durante questo incontro, ha parlato di “germogli di bene” presenti nei cuori dei detenuti. Ha sottolineato che l’uomo non è definito dall’errore commesso, ma dalla sua dignità intrinseca, un principio fondamentale del messaggio cristiano. “La nostra è una realtà complessa”, ha dichiarato Lamba, aggiungendo che l’obiettivo di questi incontri è di offrire ai detenuti una reale possibilità di conversione, un segno di speranza che possa avviare percorsi spirituali profondi.

L’arcivescovo non è solo in questa missione; accanto a lui ci sono i cappellani delle due istituzioni penitenziarie, che dedicano molto tempo alla cura spirituale dei ristretti. La presenza costante di questi sacerdoti è di vitale importanza. Come ha detto padre Lorenzo Durandetto, cappellano del carcere di Udine, “c’è bisogno di cultura sul carcere”. Il sovraffollamento record della casa circondariale di Udine, con un numero di detenuti che raddoppia la capienza, rappresenta una sfida aggiuntiva. In tali condizioni, è difficile parlare di speranza, ma i cappellani cercano di sensibilizzare la società esterna e, attraverso la loro presenza e la preghiera, trasmettere un messaggio di ottimismo e supporto.

La casa circondariale di Tolmezzo presenta una realtà peculiare. Qui, quasi tutti i detenuti sono sottoposti a un regime di alta sicurezza, con una sezione dedicata al “41 bis”, noto come carcere duro. Padre Claudio Santangelo, cappellano di Tolmezzo, descrive la sua missione come una vera e propria sfida, poiché le occasioni di interazione con i detenuti sono limitate. Le celebrazioni della Messa avvengono in condizioni particolari, addirittura sul carrello delle vivande, dove prima viene servito il “cibo spirituale” e poi quello materiale. Nonostante queste difficoltà, padre Santangelo si impegna a creare un’atmosfera di preghiera e raccoglimento, rendendo la celebrazione eucaristica un momento “diverso” rispetto alle altre 23 ore trascorse in cella.

La casa circondariale di Tolmezzo presenta una realtà peculiare. Qui, quasi tutti i detenuti sono sottoposti a un regime di alta sicurezza, con una sezione dedicata al “41 bis”, noto come carcere duro
Carcere di Udine (www.medjugorje.it)

Un impegno verso i più vulnerabili

Il Giubileo diventa un’occasione non solo per riflettere sulla propria fede, ma anche per rinnovare l’impegno verso i più vulnerabili. L’arcivescovo Lamba ha espresso il desiderio di far sentire ai detenuti la vicinanza della comunità, sottolineando l’importanza del sostegno ai ristretti e alle loro famiglie. “Dobbiamo vivere la speranza che le cose possano migliorare”, ha affermato il cappellano Durandetto, evidenziando l’importanza di mantenere un legame con l’esterno e facilitare il reinserimento sociale dei detenuti al termine della pena.

L’abbraccio dell’arcivescovo di Udine ai detenuti si configura, dunque, come un atto concreto di amore e speranza.  La missione di monsignor Lamba e i cappellani delle carceri è un invito a tutti noi a riflettere sulla dignità umana e sulla possibilità di redenzione, un messaggio che trova il suo fulcro nel cuore del Vangelo.

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