L’arcivescovo Naumann: “Anche mio padre fu assassinato. Prego per la famiglia Kirk”

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il presule ha raccontato la propria esperienza personale: anche suo padre, Fred, fu assassinato, poco prima della sua nascita il presule ha raccontato la propria esperienza personale: anche suo padre, Fred, fu assassinato, poco prima della sua nascita
L'arcivescovo Joseph Fred Naumann (www.medjugorje.it)
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La tragica uccisione di Charlie Kirk ha lasciato sgomento tutta l’America. Due bambini sono rimasti senza padre e la moglie, Erika, si trova a dover affrontare un dolore incalcolabile.

Tra le molte voci che si sono levate in questi giorni, quella dell’arcivescovo Joseph Naumann ha assunto un significato particolare. In un toccante intervento, il presule ha raccontato la propria esperienza personale: anche suo padre, Fred, fu assassinato, poco prima della sua nascita. Una ferita che lo ha accompagnato per tutta la vita, ma che si è trasformata in sorgente di grazia e vocazione. Le sue parole, cariche di empatia, non sono soltanto un ricordo personale, ma anche un messaggio di speranza. Perché, come ha sottolineato lo stesso Naumann, il grande mistero della fede cristiana è credere che Dio possa trarre il bene persino dal male più incomprensibile.

Il dolore condiviso: l’assenza di un padre e la memoria che resta

Naumann ha voluto innanzitutto esprimere vicinanza alla vedova Erika e ai due figli di Charlie Kirk, sottolineando di comprendere la profondità della loro perdita. «Non riesco a immaginare il dolore che stanno vivendo – ha affermato – ma sento una vicinanza speciale, perché anch’io sono cresciuto senza un padre. Mio padre Fred è stato assassinato prima che io nascessi. Non l’ho mai conosciuto direttamente, ma l’ho incontrato attraverso mia madre, i suoi amici e persino nella sua presenza soprannaturale nella mia vita».

Secondo l’arcivescovo, l’assenza di un padre non può mai essere del tutto compresa in questa vita. Mancano i ricordi condivisi, i momenti familiari, le esperienze che non potranno mai ripetersi. Tuttavia, resta l’eredità di valori e di amore lasciata da chi non c’è più. «So che mio padre era un uomo di fede e di virtù. Non ho sperimentato il suo affetto in prima persona, ma l’ho vissuto attraverso le relazioni che aveva costruito», ha spiegato.

Parlando della famiglia Kirk, Naumann ha ricordato che ogni esperienza di lutto ha caratteristiche uniche, e nessuno può presumerne la comprensione totale. Ciò che però appare evidente, ha ribadito, è che Charlie era un uomo di fede, amato e capace di amare. Questa eredità, nel tempo, potrà diventare la forza che sosterrà i suoi figli e sua moglie.

Mancano i ricordi condivisi, i momenti familiari, le esperienze che non potranno mai ripetersi.
La famiglia di Charlie Kirk (www.medjugorje.it)

Comunità, fede e il mistero della croce

Nel suo intervento, l’arcivescovo ha messo in luce anche il contesto sociale in cui queste tragedie si collocano. A suo avviso, la crescente cultura della divisione, che in certi casi degenera fino alla violenza, rappresenta un pericolo concreto. «Quando ero ragazzo – ha ricordato – le comunità si radunavano intorno alle famiglie nel bisogno. La fede era parte integrante della vita pubblica e la politica non definiva il valore morale delle persone. Oggi la situazione è diversa, e famiglie come i Kirk si trovano esposte a minacce costanti».

Eppure, in questa frammentazione, emerge un segno di speranza: la solidarietà globale. La famiglia Kirk, infatti, è stata circondata da preghiere provenienti da ogni parte del mondo. Messe, rosari e iniziative di intercessione si moltiplicano in loro favore. Un’esperienza che Naumann conosce bene, perché proprio le preghiere della comunità furono per lui e suo fratello un veicolo di grazia.

Il presule ha poi collegato la vicenda personale alla fede cristiana: «Sappiamo che la morte di Gesù è stata la via alla sua risurrezione. Allo stesso modo, l’amore che viviamo in questa vita ha una dimensione eterna. Sono convinto che l’amore di mio padre per mia madre, per me e per mio fratello sia sopravvissuto alla sua morte. Questa consapevolezza mi ha dato forza nei momenti difficili e ha contribuito a maturare la mia vocazione sacerdotale e, in seguito, episcopale».

Naumann ha ricordato anche la testimonianza della madre, donna di grande fede. Ella non attribuiva a Dio la responsabilità dell’omicidio del marito, ma lo riconosceva come frutto del peccato e del male. Allo stesso tempo, confidava nella promessa di Cristo: non essere mai soli nella sofferenza. Negli anni successivi, la sua forza e la sua dedizione all’insegnamento cattolico hanno influenzato la vita di centinaia di bambini, trasformando il dolore in una missione.

Concludendo la sua riflessione, l’arcivescovo ha affidato una preghiera a Erika e ai suoi figli: «Chiedo che la loro sofferenza diventi, con la grazia di Dio, un’occasione di guarigione non solo per loro, ma per l’intero Paese. Prego che tutti coloro che sono stati toccati da Charlie continuino la sua eredità di fede, di amore per la famiglia, di testimonianza della verità e di speranza per la nostra nazione, nonostante le sue ferite».