Le nuove divise della Guardia Svizzera
Quando si pensa alla Guardia Svizzera Pontificia, vengono subito in mente i celebri abiti blu, rossi e gialli che, da secoli, affascinano fedeli e turisti in Vaticano.
Eppure, da oggi, accanto a quell’uniforme di gala, torna a farsi strada una versione diversa, sobria ed elegante, che unisce memoria storica e funzionalità. Il colonnello Christoph Graf, comandante della Guardia, ha presentato infatti il nuovo abito “semi-gal”, caratterizzato da un nero intenso con bottoni dorati e dettagli ricamati. Un ritorno al passato che richiama i tagli ottocenteschi, caduti in disuso nel 1976, e che oggi viene riproposto per dare alle Guardie un vestito adeguato a contesti ufficiali, ma meno solenni delle grandi celebrazioni papali.
L’abito nero, definito anche “uniforme da anticamera”, si distingue per la linea rigorosa e raffinata: giacca con colletto rialzato e pagode, pantaloni a righe, kepi scuro e rifiniture dorate. Il risultato è un insieme che trasmette solennità pur senza lo sfarzo cromatico della versione di gala.
Come spiegato dal colonnello Graf, il progetto è frutto di anni di ricerca su documenti e modelli storici. Il costo di circa duemila euro per uniforme è stato interamente coperto da fondi privati. Non si tratta, però, di un sostituto dell’iconico abito a strisce: resterà in uso per le cerimonie solenni, mentre la versione nera sarà indossata in occasioni selezionate, come pranzi ufficiali o incontri fuori dal Vaticano. In questo modo si colma un vuoto, poiché mancava un abito “intermedio” tra la divisa quotidiana e quella di gala.
Il debutto dell’uniforme coincide con un momento speciale: il giuramento di 27 nuove reclute, che vanno ad aggiungersi ai 135 uomini già in servizio. La cerimonia, si svolgerà domani 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, nel cortile di San Damazego. Tra loro c’era anche Francesco, giovane portiere di 23 anni, che ha descritto il giuramento come un’esperienza indimenticabile: “È un giorno che porterò sempre nel cuore, perché unisce la mia fede al desiderio di servire il Santo Padre con la massima dedizione”.
Entrare nella Guardia Svizzera non è cosa da tutti. I requisiti sono precisi: essere cittadini svizzeri, cattolici praticanti, non sposati, con un’altezza minima di 174 cm. A queste condizioni si aggiungono test psicologici e una formazione intensa che comprende difesa personale, pronto soccorso e tattiche di polizia.
Pur essendo armate, le Guardie sottolineano che il loro compito si basa più sul dialogo che sulla forza. “La nostra arma principale è la parola – racconta il caporale Eliah Cinotti – e fino a oggi è stata sempre sufficiente a garantire sicurezza”. Una testimonianza che mostra come il servizio, pur nella disciplina militare, sia prima di tutto un atto di protezione e di fiducia.
La vita delle Guardie comporta sacrifici, a partire dalla lontananza dalla famiglia, ma molti giovani trovano in questo percorso una comunità viva e solidale. “Dal primo giorno ho sentito di aver trovato una seconda famiglia”, spiega Nathan, 22 anni, una delle nuove reclute. Orgoglio, dedizione e senso di appartenenza sono i valori che emergono dalle loro voci: un filo che unisce il rigore delle antiche tradizioni alla modernità delle nuove uniformi.