Le preghiere che allontanano da Dio: la parabola del fariseo e del pubblicano

Rosario Rosario
Le preghiere che allontanano da Dio: la parabola del fariseo e del pubblicano - Medjugorje.it (Canva)
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Dio sa riconoscere le preghiere pronunciate con umiltà e pentimento da quelle che invece lo escludono: il messaggio del cardinale Comastri.

Non tutte le preghiere riempiono il nostro cuore e ci avvicinano a Dio: alcune, infatti, suscitano l’effetto opposto, ovvero ci allontanano dalla Luce. Per questo il cardinale Angelo Comastri, Vicario Emerito di Sua Santità per la Città del Vaticano e Arciprete Emerito della Basilica Papale di San Pietro, invita a fare attenzione e a riconoscere ciò che davvero ci rende vicini al Signore da cosa invece ci distanzia da Dio.

Nel suo messaggio in occasione della 30esima Domenica per Annum il cardinal Comastri ricorda la parabola del fariseo e del pubblicano che si recano al Tempio per pregare. Una sola di queste preghiere è però gradita a Dio, mentre l’altra è un’offesa, nonostante entrambi abbiano buone intenzioni. La parabola ci insegna quindi che non basta andare al Tempio per essere buoni.

La preghiera del fariseo esclude Dio: “Non ama il prossimo”

Quella del fariseo è infatti una preghiera atea, perché a parole si rivolge a Dio ma di fatto lo esclude. “Dio non gli serve – spiega il cardinal Comastri – perché il fariseo è pieno di sé, ha la presunzione di essere in regola in tutto, crede addirittura di avanzare qualcosa, anche da Dio. Le sue opere buone non hanno dunque valore, perché partono da un cuore orgoglioso e presuntuoso.

Cardinale Angelo Comastri
La preghiera del fariseo esclude Dio: “Non ama il prossimo” – Medjugorje.it (Screen YouTube)

L’orgoglio lo porta quindi a disprezzare gli altri: un grave peccato che non può ovviamente conciliare con la preghiera. Non a caso quando scorge in fondo al tempio un pubblicano non avverte per lui nessun sentimento di compassione. “Neppure lontanamente pensa a tendergli la mano, correrebbe il rischio di sporcarla – aggiunge il cardinal Comastri – Il fariseo infatti non ama nessuno all’infuori di se stesso. Tanta gente si comporta così. Quanti dicono: ‘Io non sono come gli altri’. Sbagliato, dice Gesù“.

Chi prega Dio e non ama il prossimo ha sbagliato tutto, deve ricominciare da capo – le parole del cardinale – Chi prega come il fariseo esce dal tempio senza aver incontrato Dio. Io non rubo, io non ammazzo, dice il fariseo. Va bene, ma non basta questo per avere la coscienza a posto. La vera bontà diventa ansia e ricerca di chi vive lontano dal bene“.

Non fare nulla per gli altri e pensare solo a sé stessi “non è una virtù, è una colpa – aggiunge Comastri – Dio ci chiede di pensare al prossimo con carità, con pazienza, con misericordia. Dio ci chiede di amare il prossimo fino al sacrificio. La preghiera quando è vera accende nel cuore il fuoco della carità“.

Dio ascolta la preghiera del pubblicano: “Si batte il petto, in lui umiltà e pentimento sincero”

Nel cuore del pubblicano, anche se è un peccatore, Gesù riesce a scorgere umiltà e pentimento sincero. Uscendo dal tempio il pubblicano è un uomo nuovo, un uomo che non disprezzerà il fratello, che non avrà presunzione né arroganza. “Egli non si vanta davanti a Dio – dice il cardinale – si batte il petto. Egli non ha opere buone da esibire, allora chiede pietà. Costui amerà Dio con tutto il cuore e amerà il suo prossimo. La preghiera l’ha trasformato profondamente. Un bellissimo esempio di uomo convertito“.

Sulla Terra il fariseo appartiene alla categoria ufficiale dei giusti, alla categoria dei buoni: invece davanti a Dio egli è cinico e malvagio, perché dentro di sé c’è soltanto orgoglio. Il pubblicano, qui sulla Terra, appartiene alla categoria ufficiale dei peccatori: davanti a Dio egli è invece un santo,perché la sua umiltà fa fiorire il pentimento e si apre alla bontà vera“.

Il pubblicano ci indica la strada della salvezza – conclude Comastri – Mettiamoci in ginocchio insieme a lui, battiamoci umilmente il petto perché siamo peccatori e poi usciamo dal Tempio a cantare la bontà del Signore e a condividerla con tutti senza escludere nessuno. Questa è vera preghiera“.