Le parole di suor Emma Zordan, una religiosa delle Adoratrici del Sangue di Cristo, risuonano con una forza inaspettata.
Il suo nuovo libro, “Noi fuori – la voce dei detenuti di Rebibbia”, raccoglie le esperienze e le emozioni di chi vive all’interno delle mura del carcere romano di Rebibbia. Questo testo non è solo una raccolta di storie, ma un importante strumento di sensibilizzazione in occasione del Giubileo del mondo del volontariato. Grazie alla sua dedizione, suor Emma ha creato uno spazio dove i detenuti possono esprimere le loro paure e le loro speranze, affrontando la complessità della vita dopo il carcere.
Il dramma dei suicidi, famiglia e lavoro
Il tema della paura è centrale nell’opera di suor Emma. Nel 2019, aveva già trattato questo argomento con il libro “Paura della libertà”, ma gli allarmanti dati sui suicidi in carcere hanno reso necessario un approfondimento. Suor Emma sottolinea che oggi, per molti detenuti, la libertà rappresenta una minaccia maggiore rispetto alla detenzione. La società, intrisa di pregiudizi, spesso non offre alcuna possibilità di reinserimento, rendendo il momento della scarcerazione un vero e proprio incubo. Pregiudizi sociali e la difficoltà di essere accettati, il timore di ricadere di molti detenuti e il ritorno in carcere sono un fenomeni sempre più comuni.
Il “fuori”, per i detenuti che hanno scontato lunghe condanne, è un terreno minato. La mancanza di sostegno familiare e le difficoltà nel trovare lavoro possono rendere insostenibile il passaggio alla vita libera. Suor Emma evidenzia come la famiglia debba essere in grado di accogliere il tormento dei propri cari, offrendo un supporto fondamentale.
- Accoglienza familiare: un elemento chiave per il reinserimento.
- Opportunità lavorative: scarse e spesso inefficaci.
- Rieducazione: necessità di applicare l’Articolo 27 della Costituzione.
In Italia, il sistema penitenziario affronta sfide significative, con un tasso di recidiva allarmante. È essenziale che le istituzioni e la società civile collaborino per creare opportunità reali di reinserimento sociale.

Paura e speranza
Le emozioni di paura e speranza si intrecciano nella vita dei detenuti. Suor Emma afferma che la speranza è ciò che tiene in vita i detenuti, un messaggio che risuona profondamente durante l’Anno Santo voluto da Papa Francesco. La speranza di accoglienza si contrappone alla paura della recidiva, e le parole del Santo Padre fungono da conforto per molti di loro.
Il lavoro di suor Emma è cruciale: il suo impegno è volto a far sentire ai detenuti la gioia del perdono. Nonostante le difficoltà e i pregiudizi, continua a testimoniare l’importanza della misericordia e della comprensione, sottolineando che ognuno merita una seconda possibilità.
La narrazione di suor Emma Zordan non è solo una testimonianza delle sofferenze dei detenuti, ma un invito a riflettere su come la società possa contribuire a un cambiamento autentico, accogliendo e reintegrando coloro che hanno pagato il loro debito con la giustizia.