Libertà religiosa a rischio nel mondo: due terzi dell’umanità subisce repressioni e violenze

Persona che prega a mani congiunte sopra un testo sacro Persona che prega a mani congiunte sopra un testo sacro
Libertà religiosa a rischio nel mondo: due terzi dell'umanità subisce repressioni e violenze - Medjugorje.it (Canva)
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Il Rapporto sulla libertà religiosa ha fatto emergere un quadro preoccupante: due terzi dell’umanità subisce violenze per il proprio credo.

Quasi cinque miliardi e mezzo di persone nel mondo, vale a dire circa due terzi dell’umanità, vivono in Paesi dove non c’è la piena libertà di professare il proprio credo religioso. E’ il preoccupante quadro che emerge dal Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo: l’indagine, condotta dalla Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre e presentata martedì 21 ottobre in un incontro che si è tenuto presso l’Istituto Patristico Augustinianum, prende in esame il periodo che va dal 2023 al 2025.

Lo studio ha messo in evidenza che in 62 dei 196 Paesi analizzati sono presenti violazioni alla libertà religiosa. In 24 di questi Paesi avvengono persecuzioni – principalmente molestie e violenze personali – ai danni dei credenti, per un totale di oltre 4 miliardi di persone; negli altri 38 Paesi vengono invece registrati atti di discriminazione nei confronti di circa 1,3 miliardi di persone a causa di leggi non neutrali.

Violenze, minacce e conflitti: libertà religiosa sempre più a rischio nel mondo

Oltre a questi 62 Stati dove si verificano minacce molto pesanti sono finiti sotto osservazione anche altri 24 Paesi: in questi luoghi, infatti, cominciano a emergere i primi segnali di violenze verso i credenti. Sempre nel report biennale, pubblicato da 25 anni, viene sottolineato che nel 2023 in ben 44 Paesi si sono verificati omicidi con sfondo religioso, mentre in altri 31 Paesi la libertà religiosa non è garantita per legge.

Cardinale Pietro Parolin
Violenze, minacce e conflitti: libertà religiosa sempre più a rischio nel mondo – Medjugorje.it (Screen YouTube)

Sono in tutto 52 i Paesi dove le autorità considerano la fede una minaccia al proprio potere: esempi lampanti, come chiarito anche nel Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, sono quelli della Corea del Nord e del Nicaragua, senza dimenticare la grave situazione in Paesi come il Burkina Faso, il Mali e il Niger dove cristiani, musulmani e minoranze religiose subiscono la persecuzione del jihadismo islamico.

Sempre nel report si fa riferimento anche al nazionalismo etno-religioso che causa violenze in India e agli omicidi di sacerdoti e suore in Messico da parte della criminalità organizzata. Infine nel Rapporto redatto dalla Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre ci si sofferma sui conflitti in corso nel mondo, con particolare riferimento alle atrocità di Gaza, Ucraina e Siria.

Libertà religiosa, segnali di speranza: la petizione della Fondazione

Fortunatamente il report mette in luce anche segnali di speranza. Basti pensare al dialogo interreligioso promosso dalla Chiesa di Capo Delgado, in Mozambico, in risposta alla violenza dei gruppi jihadisti, ma anche alla petizione internazionale per la libertà religiosa promossa dalla stessa Fondazione. Un appello, come ha spiegato il presidente esecutivo della Fondazione, Regina Lynch, rivolto ai capi di stato “per ricordare al mondo che la libertà religiosa non è un privilegio ma è un diritto umano, come dice l’art. 18 della dichiarazione universale dei diritti umani“.

Uomini e donne in tutto il mondo meritano la libertà da qualsiasi forma di costrizione in materia di fede“: sono le parole del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, presente alla presentazione del report presso l’Istituto Patristico Augustinianum. Parolin ha poi aggiunto che è dovere dei governi e delle comunità “astenersi dal costringere chiunque a violare le proprie convinzioni più profonde o dall’impedire a qualcuno di viverle autenticamente“.