L’artista costaricana Paula Saenz Soto ha realizzato un presepe pro-life: tutti i significati dell’opera esposta nell’Aula Paolo VI.
Il 15 dicembre si è tenuta la cerimonia di inaugurazione del presepe e dell’albero di Natale in piazza San Pietro. Un evento molto sentito dai fedeli cristiani, che hanno potuto così ammirare l’accensione dello splendido abete da 25 metri e anche la meraviglia del presepe monumentale di circa 17 metri. Sempre nella giornata di lunedì il Vaticano – precisamente l’Aula Paolo VI – ha ospitato anche un’altra inaugurazione davvero molto interessante e ricca di significato.
Stiamo parlando di ‘Nacimiento Gaudium’, ovvero il presepe realizzato dall’artista Paula Saenz Soto, specializzata in arte sacra. L’opera è lunga cinque metri, profonda tre e alta due metri e mezzo, ed è caratterizzata da tutti i personaggi classici del presepe cristiano: sono infatti presenti San Giuseppe e i Re Magi, così come i pastori con gli animali. Spicca inoltre la presenza di due immagini intercambiabili della Vergine Maria.
Nel presepe di Paula Saenz Soto la Vergine Maria è incinta
L’opera, promossa da Federico Zamora (ambasciatore costaricano presso la Santa Sede), è stata definita ‘pro-life’ dalla stessa artista del Costa Rica. In un’intervista rilasciata al sito ‘Il Timone’ l’artista ha voluto spiegare il perché, sottolineando che le ragioni sono diverse e legate alla missione dell’arte sacra.

Paula Saenz Soto ha rivelato che fin da bambina era rimasta colpita dal fatto che durante l’Avvento la mangiatoia appariva vuota nel presepe, ma la Vergine Maria non compariva mai incinta. Per questo l’artista ha voluto aggiungere quella parte che secondo lei mancava: “Una Vergine Maria incinta durante l’Avvento, come fa l’iconografia bizantina – rivela Paula Saenz Soto a Il Timone – e come un insegnamento teologico e umano importantissimo: Gesù ebbe un grembo materno, si nutrì di sua Madre, ebbe un cordone ombelicale e dipese completamente da lei, come tutti noi“.
Un gesto che per l’artista serve a ricordare al mondo che è da lì che comincia ciò che è più sacro: un significato molto forte in una cultura “che nega l’umanità del concepito“. Nel suo presepe ci sono anche altri dettagli pro-life, come ad esempio i nastri di raso da 40 cm al posto del muschio o della paglia.
“Ogni nastro di raso è una vita salvata dall’aborto”
“Ognuno rappresenta una vita salvata dall’aborto grazie a: 40 Giorni per la Vita, IFEMSI, che accompagna donne con gravidanze a rischio, Il Presepe di Martín, casa che accoglie donne incinte in situazione di strada – ha poi detto Paula Saenz Soto nell’intervista – Sono 28.000 nastri, per 28.000 vite che oggi esistono grazie a questi sforzi“.
La riscoperta di Dio che si è fatto bambino, secondo l’artista costaricana, ci riporta all’Incarnazione, il cuore del cristianesimo: “In un mondo che spesso nega il valore e la dignità della vita umana —soprattutto della più vulnerabile—, ricordare che Dio stesso è stato un bambino, un embrione, un concepito, ci invita a guardare ogni essere umano con una riverenza nuova“.