Al dolore, ormai, si affianca anche la rabbia e la delusione perché sembra non esserci una soluzione definitiva a questa inutile strage. E, questa volta, si schiera anche la Chiesa.
Parliamo delle morti sul lavoro, quelle che vengono definite “morti bianche”, perché sembrano non esser mai prevedibili e, dall’altro lato, non avere mai un colpevole. Le ultime vittime sono quelle del 25 luglio a Napoli, e sono 3.
Nel corso dell’omelia dei loro funerali, officiati dal Cardinale Battaglia, parole dure e forti sono state dette dal prelato. Vediamo insieme cosa ha detto.
Stragi sul lavoro, ancora 3 morti
Una strage silenziosa alla quale non sembra (o non si vuole) dare soluzione. Stiamo parlando di quella delle morti sul lavoro, dove si continua a morire senza che nessuno faccia nulla. In ultimo, purtroppo, solo in ordine di tempo, sono le 3 persone precipitate nel vuoto da un carrello elevatore, a Napoli al quartiere Vomero, mentre stavano lavorando nel campo dell’edilizia.
Tre persone che, nel giro di pochissimi secondi, hanno visto finire la loro via: 20 secondi sono bastati perché il carrello elevatore che li aveva portati a 20 metri da terra, si piegasse su se stesso, facendoli precipitare nel vuoto: si chiamavano Ciro, Vincenzo e Luigi.
Lo scorso 25 luglio è stato il giorno della tragedia. Il Cardinale di Napoli, Monsignor Battaglia, ha officiato i loro funerali e, da padre della Diocesi, si è mostrato sempre vicino alle famiglie e, allo stesso tempo, non ha risparmiato parole forti contro chi doveva e poteva controllare per evitare tutto questo. “Non si può morire di lavoro” – è stato il grido unanime ai funerali dei tre operai.
Ma è stato Monsignor Battaglia che ha detto la sua, affiancandosi al dolore delle famiglie: “Il nostro cuore, il cuore della nostra Chiesa napoletana è attraversato da un dolore profondo per la morte di Vincenzo, Ciro, e Luigi. Tre uomini, tre lavoratori, tre storie spezzate mentre con dignità guadagnavano il pane per vivere” – ha affermato – “[…] È crollato, ancora una volta, quel patto sacro che dovrebbe tenere insieme lavoro e sicurezza, fatica e dignità. Per questo non possiamo tacere. Non possiamo far finta che si tratti solo di una tragica fatalità”.
Le parole forti del vescovo di Napoli
Parole forti che sanno di vera e propria denuncia perché tutto questo non accada mai più. Ma sarà mai possibile? “Non possiamo accettare che la morte sul lavoro diventi notizia da dimenticare. Non è stato il destino. È stata l’assenza delle regole. È stata la mancanza di sicurezza e di controllo, la superficialità di chi doveva proteggere […]

Questi nostri fratelli non sono morti per un caso. Sono stati uccisi da un’ingiustizia che ha nomi e responsabilità. E la Chiesa di Napoli, che prega per le vittime ed esprime alle famiglie e agli amici di Vincenzo, Ciro e Luigi tutta la sua vicinanza, sente anche il dovere di gridarlo”.
La forza di Monsignor Battaglia è una voce unica insieme a quella delle famiglie delle vittime: “Chiedo di non restare indifferenti. Non lasciamo che la loro memoria svanisca nel rumore dei giorni. Non permettiamo che il loro sangue venga assorbito dall’asfalto freddo della rassegnazione” – conclude.
Un grido forte, parole che non possono restare inascoltate: la Chiesa che piange tre suoi figli e che cerca di aiutare le famiglie dove altri, invece, disertano.