Il messaggio di Padre Romanelli alla Chiesa di Napoli per San Gennaro - www.medjugorje.it
Un augurio e un saluto speciale quello che Padre Gabriele Romanelli, parroco della chiesa cattolica di Gaza, ha rivolto alla città di Napoli e a tutti i fedeli devoti di San Gennaro.
In occasione della celebrazione eucaristica nella solennità del Santo, il parroco di Gaza ha voluto esprimere la sua vicinanza al popolo della città. Il cardinale Battaglia si è commosso all’ascolto delle sue parole.
Un appello accorato, per la pace in Terra Santa, è stato elevato proprio durante la Santa Messa.
In pochi avrebbero immaginato o pensato che, da Gaza, uno dei territori più martoriati dalla guerra in Terra Santa potesse arrivare un messaggio di auguri e di speranza. A inviarlo è stato Padre Gabriele Romanelli. Parole forti che hanno fatto battere il cuore ma anche commuovere tutti i presenti, davanti all’impotenza. Anche il Cardinale Battaglia non è riuscito a trattenere le lacrime.
“La situazione continua ad essere molto grave in tutta la Striscia di Gaza con i bombardamenti, continua una situazione di guerra e continua la morte che già si è portata via decine di migliaia di persone” – ha spiegato padre Romanelli. Il sangue degli innocenti che continua a scorrere dove “le armi hanno preso il sopravvento” – spiega il parroco.
“Vi ringrazio per le preghiere che fate ogni giorno. La pace è un dono e il Signore ce la darà se continuiamo con la nostra conversione, con la nostra preghiera, con i nostri sacrifici […] Continuare a parlare di pace, convincere, con sincerità, molta carità e dobbiamo essere convinti che la pace, come frutto della giustizia è possibile” – ha chiesto ancora Romanelli.
Davanti al sangue innocente versato di tanti bambini (più di 18mila), ma anche di tante donne e uomini, il Cardinale Battaglia ha deciso di rivolgersi, nel corso della sua omelia, direttamente allo stato di Israele, chiamandolo fratello: “Ascolta, Israele: non ti parlo da avversario, ma da fratello nell’umano, ti chiamo col nome con cui la Scrittura convoca il cuore all’essenziale: Ascolta. Cessa di versare sangue palestinese”.
Ciò che ha maggiormente colpito delle parole del presule sono state quelle per il sangue degli innocenti: “È il sangue di ogni bambino di Gaza che metterei esposto in questa cattedrale, accanto all’ampolla del santo perché non esistono “altre” lacrime: tutta la terra è un unico altare”. Parole che stringono in gola, e che ci fanno capire come non ci sia differenza fra i martiri di un tempo, quale San Gennaro con il suo sangue, e i martiri di oggi, quali i bambini di Gaza che muoiono senza che nessuno faccia nulla.
“Oggi la parola sangue ci brucia addosso perché il sangue è un linguaggio che tutti capiamo e che chiede conto a tutti. Il sangue di San Gennaro si mescola idealmente al sangue versato in Palestina, come in Ucraina e in ogni terra ferita dove la violenza si crede onnipotente e invece è solo rumore. Il sangue è sacro: ogni goccia innocente è un sacramento rovesciato” – ha continuato il Cardinale.
Ma è ancora l’appello ad Israele ha toccare il cuore: “Tu, Israele, fermati. Apri i valichi, lascia passare cure e pane, sospendi il fuoco che non distingue e moltiplica gli orfani. Non ti chiedo debolezza: ti chiedo grandezza. La grandezza di chi arresta la propria forza quando la forza profana la giustizia; di chi riconosce che l’unica vittoria che salva è quella sulla vendetta” – ha concluso.