Una distesa di sacchi a pelo, cuori colmi di attesa e occhi rivolti al cielo: così oltre un milione di giovani ha accolto le parole del Papa a Tor Vergata, durante la celebrazione conclusiva del Giubileo dei giovani.
Non è stato solo un incontro, ma una chiamata profonda: a non accontentarsi di una vita tiepida, a non sedare la sete di infinito con surrogati. Il Pontefice li ha incoraggiati a puntare in alto, verso una vita piena, rigenerata nel dono e nell’amore. In mezzo alla fragilità del presente, si è accesa una speranza viva, che prende il volto di Gesù risorto.
Siete il segno che un mondo diverso è possibile
Tor Vergata si è trasformata in una grande spianata di speranza e futuro, affollata da oltre un milione di giovani arrivati per vivere l’ultimo giorno del Giubileo a Roma. Dopo una notte trascorsa sotto il cielo stellato – e interrotta solo da una pioggia leggera – i ragazzi hanno accolto l’arrivo del Papa con entusiasmo. Il Pontefice ha sorvolato l’area in elicottero, abbracciando con lo sguardo un immenso tappeto di volti, storie, sogni, attese. Ogni giovane, con il suo zaino e il suo cammino, rappresentava una scintilla di quella sete di senso che solo Dio può colmare.
Durante la Messa, il Papa ha parlato con il cuore, partendo dall’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus, simbolo della delusione che può trasformarsi in gioia. L’incontro con il Risorto, ha detto, cambia tutto: la tristezza diventa stupore, la solitudine diventa condivisione, la paura lascia spazio alla fiducia. I discepoli riconoscono Gesù nel gesto semplice di spezzare il pane: è in quel gesto che anche noi possiamo trovare il senso delle nostre giornate.
Con parole intense, il Papa ha messo in guardia i giovani dal rischio di spegnere la sete di Dio con ciò che non nutre davvero: “Abbiamo bisogno di qualcosa di più. Nessuna bevanda di questo mondo può spegnere la sete bruciante che ci abita”. Ha quindi invitato i presenti a salire su quello sgabello interiore che è il desiderio profondo di Dio, per affacciarsi con fiducia alla finestra dell’incontro con Lui.

Una sete che spinge verso l’Alto
Il Papa ha poi citato sant’Agostino e la sua intensa ricerca di Dio, ricordando che ogni essere umano è chiamato a confrontarsi con domande grandi e autentiche. Sono interrogativi che non si risolvono in fretta, ma ci invitano a un cammino, a un superamento continuo, a una crescita interiore.
In questi giorni, i giovani pellegrini hanno vissuto esperienze forti: la condivisione, la fraternità, la preghiera. Tutto questo ha permesso loro di scoprire che la vera pienezza non è data dal possedere, ma dal saper accogliere e donare. Non basta acquistare, accumulare o consumare per essere felici: serve guardare in alto, orientare la vita verso le “cose di lassù”.
Il Pontefice ha poi rivolto un pensiero commosso alle due giovani pellegrine morte e ha pregato per i coetanei che soffrono a causa della guerra, in particolare a Gaza e in Ucraina. Concludendo, ha esortato tutti a coltivare l’amicizia con Gesù attraverso la preghiera, i sacramenti e la carità, indicando come esempi i beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, prossimi santi. “Aspirate alla santità ovunque vi troviate. Non accontentatevi di meno”, ha detto, lasciando un messaggio che è più di un augurio: è un mandato, un invito alla grandezza.