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C’è grande fermento, in Libano, per l’attesa visita di Papa Leone XIV. Intanto, c’è chi rammenta due viaggi papali che hanno lasciato il segno
Papa Leone XIV si sta preparando per il suo primo viaggio apostolico, che si terrà in Turchia e Libano, dal 27 novembre al 2 dicembre 2025. In Libano, in particolare, c’è grande fermento per questa visita, che potrebbe segnare un nuovo capitolo per l’intero Paese. Andando a ritroso nel tempo, infatti, le precedenti visite papali hanno avuto un grande impatto nel suddetto Stato.
Nel 1997, fu Giovanni Paolo II a visitarlo mentre nel 2012, Papa Benedetto XVI. Come sappiamo, si tratta di una Nazione contrassegnata da conflitti profondi e momenti di resilienza. In un’intervista rilasciata ad ACI MENA, due libanesi hanno ricordato la loro esperienza durante le visite di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Come racconta Robert El Haybe, che al tempo era 33enne, la visita di Giovanni Paolo II fu caratterizzata da un tripudio di persone che presero parte all’evento. «C’erano tutti, compresi i musulmani. È stato davvero bellissimo», ha raccontato.
Si trattò di una visita che avvenne proprio nel periodo dell’occupazione siriana in Libano e le autorità siriane avevano paura che l’arrivo del pontefice potesse mettere il loro potere in discussione, causando proteste da un punto di vista politico. Per questa ragione imposero che la visita fosse solo pastorale.
L’esito di quella visita fu davvero importante, perché ridonò speranza a quei cristiani che si sentivano abbandonati. Ad oggi, racconta El Haybe, nonostante il dominio della Siria abbia avuto fine nel 2005, il Paese non è poi così cambiato. La guerra, infatti, continua sotto altre forme, con il crollo finanziario e una paralisi a livello politico.
Secondo l’uomo, la visita di San Giovanni Paolo II ebbe un impatto forte, poiché i cristiani, che prima si sentivano dimenticati, si sono sentiti supportati. «I cristiani sono dimenticati; nessuno pensa a noi tranne il Papa», ha detto ancora El Haybe. Per lui, la presenta di un pontefice è sinonimo di pace e speranza, per un popolo ancora provato da forti sofferenze.
Elie Baroud, quando Papa Benedetto XVI visitò il Libano, aveva solo 19 anni. C’erano forti tensioni in Medio Oriente, a causa della guerra in Siria.
La visita del suddetto pontefice fu percepita come un barlume di speranza, una luce. Baroud vide il pontefice a Bzommar, villaggio dei suoi familiari e fu un’esperienza spirituale che lo segnò. Peraltro, nel 2012, il contesto libanese era molto complesso, con le prime infilitrazioni jihadiste e i primi segni del crollo finanziario futuro.
«È stato un periodo inquietante; la situazione poteva esplodere da un momento all’altro», ha svelato Baroud. Per lui, la visita del Papa è stata una benedizione, un conforto vero e proprio. Secondo lui, ci sono diverse similitudini tra la visita del 2012 e quella che è in procinto di avere luogo, a brevissimo, con Papa Leone.
Questo perché, ad oggi, il conflitto tra Israele e Gaza coinvolge in qualche modo anche il Libano e la situazione economica è peggiorata.
«Il Libano oggi si trova ancora ad affrontare difficoltà economiche, tensioni intercomunitarie e una popolazione esausta e stremata», ha detto ancora. «Solo negli ultimi cinque anni, abbiamo assistito all’esplosione del porto di Beirut, una delle più grandi esplosioni non nucleari della storia» abbiamo vissuto […] il collasso economico e la perdita dei risparmi di una vita in bancarotta, lasciando le famiglie vulnerabili e sull’orlo della bancarotta.
E proprio quando la situazione stava iniziando a migliorare, l‘intervento di Hezbollah nella guerra di Gaza ha invitato gli israeliani a bombardare di nuovo ferocemente il Libano, ponendo un ulteriore ostacolo a qualsiasi speranza di vivere una vita normale in questo Paese».
L’uomo svela ciò che si aspetta dalla visita del pontefice nella sua Nazione:«Mi aspetto che il Papa affronti le nostre richieste di pace nella regione, la limitazione delle armi e dell’artiglieria alle sole Forze armate libanesi e la speranza che milioni di espatriati libanesi, molti dei quali cristiani costretti ad andarsene a causa dell’ambiente ostile, possano un giorno tornare».
La visita di Papa Leone XVI è dunque attesissima e c’è una forte aspettativa da parte di molti cristiani. Beroud chiosa dicendo che l’arrivo del pontefice a Beirut «è un promemoria per il mondo che la nostra antica comunità, martoriata da guerre, collasso economico ed emigrazione, è ancora presente, conta ancora.
Questi momenti risolvono il nostro popolo, rallentano l’esodo dei nostri giovani, sollevano il morale e costringono le potenze globali e i leader locali a ricordare che i cristiani libanesi non sono reliquie del passato, ma un filo conduttore vitale per il futuro di questa nazione».