Simbolo della Croce (www.medjugorje.it)
In un tempo in cui le voci sono tante e spesso contraddittorie, mantenere salda la fede non è solo una sfida, ma una necessità.
Troppi cristiani oggi vengono confusi da messaggi che sembrano spirituali ma tradiscono le fondamenta del Vangelo. Una dottrina debole non è un dettaglio secondario: è una crepa profonda che mette a rischio l’intero edificio della fede.
La Scrittura ci offre strumenti chiari e potenti per discernere e resistere. E ci invita a non lasciarci ingannare da parole che deviano dalla verità rivelata. Perché solo chi conosce la voce del Buon Pastore saprà riconoscere e respingere quella del lupo.
Una comprensione superficiale della dottrina cristiana non è una semplice mancanza di approfondimento, ma un rischio reale. Senza solide fondamenta, il credente diventa facilmente preda di errori spirituali, di comportamenti disordinati e di una fede priva di integrità. L’integrità, infatti, non si costruisce solo con buone intenzioni, ma nasce da una verità compresa e vissuta con convinzione.
L’autore della Lettera agli Ebrei ci richiama con forza all’immutabilità di Cristo e al dovere di non farsi travolgere da dottrine estranee:
«Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno. Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e strane!» (Ebrei 13,8-9).
La verità non cambia, anche se il mondo attorno a noi si trasforma. Ed è proprio questo che il nemico teme: una Chiesa radicata nella verità. Per questo la sua strategia, dai tempi dell’Eden, è sempre la stessa: insinuare il dubbio. «È vero che Dio ha detto…?» (Genesi 3,1).
Dietro ogni eresia, ogni deviazione, ogni “nuovo vangelo”, si cela questo antico inganno: farci dubitare del carattere di Dio, della Sua Parola e del cuore stesso del Vangelo. Ma se il credente resta saldo, riconoscendo l’inganno per ciò che è, potrà resistere e persino diventare voce di verità in mezzo alla confusione.
L’apostolo Paolo visse questa lotta sulla sua pelle. Nelle sue lettere si legge la profonda preoccupazione per le giovani comunità cristiane, minacciate da insegnamenti che sembravano spirituali ma tradivano lo spirito del Vangelo. Ai Corinzi scrive con chiarezza: «Temo però che, come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così anche i vostri pensieri si corrompano, allontanandosi dalla semplicità e dalla purezza nei confronti di Cristo» (2 Corinzi 11,3).
E con altrettanta fermezza si rivolge ai Galati, turbati da predicatori che proponevano un vangelo distorto: «Mi meraviglio che così in fretta vi stiate allontanando da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo per seguire un altro vangelo. In realtà non ce n’è un altro…» (Galati 1,6-7).
Per Paolo, il metro di misura non era l’apparenza o la simpatia di chi predica, ma la fedeltà alla verità. E su questo non accetta compromessi: «Anche se noi stessi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema!» (Galati 1,8).
La Parola di Dio resta il criterio assoluto. Chi desidera camminare nella luce, vivere una vita santa e testimoniare Cristo in modo autentico, deve partire da qui: dalla sana dottrina. Non per diventare esperti di teologia, ma per essere cristiani saldi, integri e liberi da ogni inganno.