Sacro Cuore di Gesù: richiesto da gruppi di sinistra l’inserimento nella lista dei «simboli contrari alla memoria democratica».
La Spagna, guidata dal premier Pedro Sanchez, sta affrontando una controversia sul Sacro Cuore di San Sebastian, richiesto da gruppi di sinistra per l’inserimento tra i «simboli contrari alla memoria democratica». Cresce la mobilitazione cattolica contro la proposta, evidenziando l’anticattolicesimo crescente. Secondo recenti dati, solo il 55% degli spagnoli si identifica come cattolico, mentre gli atei e agnostici aumentano. La rimozione di simboli religiosi è vista come parte di una lunga crisi di identità per la Spagna.
Il Monumento e la Sua Storia
La Spagna, un paese con una storia ricca e complessa, si trova nuovamente al centro di una controversia che coinvolge la fede, la memoria storica e le radici culturali della nazione. Recentemente, a San Sebastian, il gruppo di lavoro sulla simbologia del Consiglio della Memoria Storica ha proposto di rimuovere la statua del “Sacro Cuore” situata sul Monte Urgull. Questa iniziativa rappresenta l’ultimo atto di una lunga serie di attacchi ai simboli religiosi e culturali che caratterizzano la Spagna, considerati da alcune forze politiche come un retaggio del franchismo, ma che in realtà affondano le loro radici in una tradizione popolare ben più profonda e storica.
La statua del Sacro Cuore, eretta nel 1950, è un’opera che ha richiesto anni di progettazione e una significativa raccolta fondi pubblica per essere realizzata. L’idea di costruire un monumento dedicato al Sacro Cuore risale addirittura al 1928, ben prima dell’ascesa al potere di Francisco Franco. Non può quindi essere considerata un simbolo esclusivamente politico o militante. Tuttavia, la proposta di rimuoverla si inserisce in un contesto più ampio di revisione critica della storia spagnola, che ha visto, negli ultimi anni, la rimozione di numerosi monumenti e simboli religiosi in nome di una presunta “memoria democratica”.
L’azione è stata sostenuta da partiti della sinistra spagnola, in particolare da EH Bildu e da Elkarrekin Donostia, alleati politici che sostengono il governo di Pedro Sanchez. Questi gruppi hanno chiesto la catalogazione della statua come “simbolo contrario alla memoria democratica”, un termine che ha sollevato preoccupazioni tra i cittadini, specialmente tra i cattolici, che vedono questa mossa come un attacco diretto alla loro fede e cultura. La reazione della comunità cattolica non si è fatta attendere: diverse iniziative, tra cui una raccolta firme avviata dal portale “Petizioni cattoliche”, hanno già ottenuto migliaia di adesioni da parte di cittadini preoccupati per il destino del monumento.

Un Cambiamento Culturale Profondo
Negli ultimi anni, la Spagna ha visto un aumento delle rimozioni di simboli religiosi e monumenti storici. Secondo uno studio dell’Istituto della Memoria, della Convivenza e dei Diritti Umani del Governo Autonomo Basco, dal 2019 sono stati rimossi oltre 1.500 monumenti e targhe, molti dei quali legati alla tradizione cattolica. Questa tendenza non è solo una questione di simbologia, ma rappresenta anche un cambiamento culturale profondo. Un rapporto recente della Fondazione Funcas ha evidenziato come solo il 55% degli spagnoli over 18 si identifichi come cattolico, una percentuale drasticamente inferiore rispetto al 90% degli anni Settanta.
La lotta contro il cattolicesimo in Spagna ha radici storiche che risalgono a oltre un secolo fa, quando i movimenti anarchici e socialisti cercarono di abolire la Costituzione Repubblicana del 1931. Oggi, i discendenti di questi movimenti sembrano riprendere la stessa battaglia, utilizzando la retorica della memoria democratica per giustificare la rimozione di simboli religiosi e culturali. La questione del Sacro Cuore a San Sebastian è solo l’ultimo esempio di questa guerra culturale in atto.
Questa dinamica solleva interrogativi profondi sul futuro della Spagna, sul suo patrimonio culturale e sulla coesistenza delle diverse identità che la compongono. La tensione tra la tradizione cattolica e le nuove correnti di pensiero progressista sta plasmando il dibattito pubblico e politico, creando fratture all’interno della società. La difesa dei simboli religiosi diventa così non solo un atto di fede, ma anche un modo per affermare una parte della storia e dell’identità spagnola che molti temono possa essere dimenticata.