Oggi è la festa del santo patrono degli ammalati - www.medjugorje.it
Oggi è il giorno della sua festa liturgica e, dall’altro lato, in pochi conoscono alcune particolarità circa la vita di questo famoso santo.
È il santo patrono degli ammalati, perché nel corso di tutta la sua vita non ha fatto altro che curarli, nel modo più amorevole possibile, guardando nei loro occhi e cercando nelle loro ferite, il volto del Cristo sofferente.
Lui è Camillo De Lellis: un nome, forse, non famoso come molti altri Santi ma che accompagna davvero tante preghiere in Paradiso al Trono dell’Altissimo. Conosciamolo insieme.
Per molti, non è un santo conosciuto ma per altri, invece, il suo nome è momento di gioia e di festa. Certo: non possiamo conoscere tutti, ma proprio tutti, i Santi del Paradiso (che sappiamo bene essere più dei 365 giorni dell’anno civile). Ma questo è motivo che deve spronarci all’approfondimento e alla conoscenza quanto della loro vita, quanto anche delle loro virtù cristiane.
Oggi 14 luglio è la festa liturgica di San Camillo De Lellis, il Santo che serviva gli ammalati: in loro ha guardato e trovato il Cristo sofferente, negli ammalati che assisteva e curava c’era tutta la forza e la volontà di chi prendeva sulle proprie spalle il peso della malattia e aiutava l’ammalato ad affrontare insieme il Calvario, un po’ come Simone di Cirene aiutò Gesù a portare la croce.
Ma chi era Camillo? È stato un religioso, un sacerdote ma, soprattutto, un infermiere, tanto da fondare l’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi. Un compito gravoso quanto bello nel suo insieme: quello di assistere, curare e supportare gli ammalati. Insieme a San Giovanni di Dio, per volere della Chiesa, sono i santi patroni degli ammalati e degli infermieri e, insieme a San Gabriele dell’Addolorata, anche santo patrono della regione Abruzzo.
Giovane aristocratico pigro e anche rissoso, tutto faceva pensare che un giorno sarebbe diventato Santo. Sappiamo, però, che le vie del Signore sono misteriose e infinite…e nonostante il padre lo avesse avviato alla carriera militare, Camillo dovette ritirarsi a causa di un’ulcera al piede che lo costrinse ad abbandonare la compagnia militare della quale faceva parte.
Per farsi curare fu costretto a recarsi a Roma, nell’Ospedale di San Giacomo degli Incurabili e fu qui che, dopo la guarigione, venne assunto come inserviente presso l’ospedale: un’esperienza catastrofica, visto che il giovane non pera per niente avvezzo al lavoro. La sua vita disordinata lo portò a vagabondare per l’Italia.
Fu assunto dai frati cappuccini del convento di Manfredonia che, fra le diverse mansioni, lo inviarono per una commissione al convento di San Giovanni Rotondo. In ritorno a Manfredonia, nella cosiddetta “Valle dell’inferno”, qualcosa di strano quanto di miracoloso avvenne: quella conversione che nessuno s’aspettava, ma che tutti, allo stesso tempo, attendevano.
Decise di abbracciare la vita religiosa e di diventare un frate cappuccino. Ma il suo problema al piede non gli dava tregua e, per questo, fu costretto a tornare a Roma per curarsi. Proprio in ospedale, guardando gli ammalati e aiutando i medici che li assistevano, che la vocazione crebbe ancora di più in lui: curare gli infermi, consolarli perché in loro è presente Cristo.
Grazie alla guida di San Filippo Neri, riprese a studiare e fu ordinato sacerdote e, quello che sembrava essere un semplice gruppo di monaci infermieri, venne riconosciuto dalla Chiesa come Ordine regolare vero e proprio. I “monaci camilliani”, come oggi li conosciamo, li troviamo negli ospedali e li riconosciamo subito dalla grande croce rossa che portano sull’abito, segno universale di chi cura gli ammalati.
Il suo ordine si diffuse rapidamente, ed aveva anche delle regole da rispettare: una di queste era proprio quella di occuparsi personalmente dei malati, anche in tempo di peste. “Dio è tutto, il resto è nulla. Salvare l’anima è l’unico impegno della vita che è breve” – diceva ai suoi confratelli. Una vita piena, al completo servizio di chi soffre, perché in ogni ammalato che curavano o che semplicemente ascoltavano e consolavano, c’era il volto di Cristo.
Oggi, il corpo del Santo è conservato e venerato nella Chiesa di “Santa Maria Maddalena” a Roma.