È uno dei Santi dell’Oriente più vicini al nostro mondo: la sua devozione si è espansa a vista d’occhio ed è cresciuta anche in maniera esponenziale.
Stiamo parlando di San Charbel, il monaco libanese. Anche Papa Leone, nel suo viaggio apostolico, il primo del suo Pontificato, che toccherà anche il Libano, gli renderà omaggio.
Visiterà la sua tomba e sarà un momento di dialogo e confronto con la chiesa maronita ma soprattutto, anche un momento per capire quanto, effettivamente, questo santo monaco abbia influenzato l’Occidente.
Il santo frate che stiamo conoscendo da poco
Quando pensiamo a San Charbel, tutti indistintamente riconduciamo il suo nome al santo monaco della Chiesa maronita: la sua devozione si sta sempre più “ampliando ed approfondendo” in Occidente, tanto che in tantissime chiese sparse per l’Italia e non solo, è presente una sua icona o dei gruppi di preghiera che accrescono ancora di più la devozione a lui.
Da una piccola devozione locale, dopo la sua canonizzazione nel 1977 per mano di Papa Paolo VI, tutto è straordinariamente cambiato: la sua influenza è stata a dir poco folgorante, tanto che nel gennaio del 2024 è stato anche istallato, nelle Grotte Vaticane, un mosaico che lo raffigura. E proprio la tomba di San Charbel si prepara a ricevere la visita di Papa Leone.
Il Pontefice, infatti, nel corso del suo primo viaggio apostolico, si recherà anche in Libano: qui, la mattina del 1 dicembre, visiterà la tomba di San Charbel presso il Monastero di San Marone ad Annaya. Una visita che segna il legame e l’unione tra la Santa Sede e la comunità maronita, la più grande comunità cristiana del Libano.
Papa Leone visiterà la sua tomba
I predecessori di Papa Leone, durante i loro viaggi in Libano, non hanno mai visitato la tomba del santo frate: Leone XIV, invece, l’ha scelta come tappa principale del suo viaggio. In questo monastero, dove oggi riposa, San Charbel ha vissuto la maggior parte della sua esistenza, ben 16 anni di vita comunitaria ai quali sono affiancati anche i 23 da eremita, all’eremo dei Santi Pietro e Paolo.
Un frate santo già in vita, come in tanti lo definirono già pochi mesi dopo la sua morte. Correva l’anno 1898, l’anno della sua morte, e già erano tanti i pellegrini che si recavano in monastero a pregare sulla sua tomba. Dopo la sua beatificazione e la sua canonizzazione, il Monastero di San Marone è diventato uno dei centri di pellegrinaggio cristiano del Libano.

La sua tomba attira ogni anno migliaia di pellegrini, desiderosi di ringraziare per una benedizione, di condividere intenzioni o semplicemente di meditare sulla tomba dell’eremita libanese. Come dicevano, nel gennaio dello scorso anno, all’interno delle Grotte Vaticane, è stato posto un mosaico ritraente proprio San Charbel, mosaico che era stato benedetto, nel novembre 2023, da Papa Francesco, durante l’udienza generale.
La crescente devozione nel mondo occidentale, ha portato anche delle reliquie di San Charbel: una di queste è quella presente, dal 10 febbraio scorso, a Vallet (Loira Atlantica), presso la chiesa di Notre-Dame-de-l’Assomption. Diversi monasteri maroniti sono presenti in Europa: a Roma, in Belgio e, ultimamente, anche in Francia.
 
			 
				 
				 
				 
			 
						