Papa Leone XIV ha nominato San John Henry Newman ‘Dottore della Chiesa’: le virtù citate dal teologo per essere un buon gentiluomo.
Sabato 1° novembre, in occasione del Giubileo del Mondo Educativo e nell’ambito della Messa della Solennità di Tutti i Santi, Papa Leone XIV ha nominato ufficialmente San John Henry Newman ‘Dottore della Chiesa’, oltre che co-patrono – assieme a San Tommaso d’Aquino – di tutti i soggetti che partecipano al processo educativo. Per il nuovo Pontefice si tratta del primo ‘dottorato’, mentre nella storia della Chiesa è il 38esimo santo a ricevere questo titolo.
Newman è nato in Inghilterra nel 1801 eppure ancora oggi, a distanza di 214 anni dalla sua venuta al mondo, la Chiesa contemporanea si avvale del pensiero di Newman per illuminare il proprio cammino. Il santo, infatti, fu un importante teologo, studioso e scrittore che si convertì alla fede cattolica dopo essere stato ordinato sacerdote anglicano.
La vita di San John Henry Newman tra ricerca e conoscenza
Papa Leone XIV ha voluto mettere in risalto la statura culturale e spirituale di San John Henry Newman, ispirazione per le giovani generazioni per affrontare, attraverso la ricerca e la conoscenza, “quel viaggio che, come dicevano gli antichi, ci fa passare per aspera ad astra, cioè attraverso le difficoltà fino alle stelle“.

Nel corso degli anni Newman diede un contributo significativo al campo dell’educazione e della teologia; tuttavia, uno dei suoi insegnamenti più celebri ruota attorno alla cavalleria e al vivere la propria vita attraverso le virtù.
Nella sua opera ‘The Idea of a University’ (L’Idea di un’Università), il cardinale John Henry Newman offrì una definizione del concetto di gentiluomo, mettendo in evidenza virtù imprescindibili. Sebbene lo scritto del Dottore della Chiesa si rivolga a qualsiasi laico che voglia essere un gentiluomo, emerge chiaramente come le virtù sottolineate da Newman siano un cammino di vita per gli uomini verso la santità e una guida che permette ai cattolici di vivere una vita orientata al servizio e alla carità.
San Newman e le virtù di un gentiluomo: gentile, paziente e mai egoista
In primis un gentiluomo non infligge mai dolore ed evita accuratamente “qualsiasi cosa possa causare shock o allarme nelle menti di coloro che incontra; qualsiasi scontro di opinioni o collisione di sentimenti, qualsiasi moderazione, sospetto, tristezza o risentimento; la sua più grande preoccupazione è che tutti si sentano a proprio agio e a casa“. Il gentiluomo, afferma Newman, è poi “gentile con i timidi, cortese con i distanti e misericordioso con gli assurdi“; inoltre evita “allusioni inopportune o argomenti che potrebbero irritare” e “raramente monopolizza la conversazione“.
Sempre il Dottore della Chiesa chiarisce come il gentiluomo non sia egoista: “Minimizza i favori quando li concede e sembra riceverli quando li elargisce. Non parla mai di sé se non quando è costretto, non si difende mai con una semplice replica, non tollera né calunnie né pettegolezzi“. Infine il gentiluomo è “paziente, tollerante e rassegnato, per principi filosofici; si sottomette al dolore perché è inevitabile; alla perdita perché è irreparabile; e alla morte perché è il suo destino“.