Santa Chiara d’Assisi: vita, miracoli e storia della Basilica

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Nata in una famiglia nobile, trovò nella radicalità evangelica di Francesco la sua vera vocazione. La sua vita fu un inno alla povertà assoluta, all’adorazione eucaristica e alla fiducia totale in Dio Nata in una famiglia nobile, trovò nella radicalità evangelica di Francesco la sua vera vocazione. La sua vita fu un inno alla povertà assoluta, all’adorazione eucaristica e alla fiducia totale in Dio
Santa Chiara d'Assisi (www.medjugorje.it)
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Chiara d’Assisi è una delle figure più luminose del Medioevo cristiano, capace di trasformare una vita di agi in un cammino di umiltà, servizio e contemplazione.

Nata in una famiglia nobile, trovò nella radicalità evangelica di Francesco la sua vera vocazione. La sua vita fu un inno alla povertà assoluta, all’adorazione eucaristica e alla fiducia totale in Dio, diventando un esempio eterno per chi cerca una fede vissuta con coerenza. Fondatrice delle Clarisse, difese con fermezza il “privilegio della povertà”, resistendo a ogni tentativo di compromesso. La sua esistenza fu segnata anche da episodi straordinari, come il miracolo della liberazione di Assisi e la visione natalizia che la portò a essere proclamata patrona della televisione. Oggi il suo corpo riposa nella basilica a lei dedicata, che custodisce la memoria viva di una donna che seppe unire forza e dolcezza, preghiera e coraggio.

Dall’incontro con Francesco alla nascita delle Clarisse

Chiara nacque ad Assisi nel 1193 da Favarone di Offreduccio e Ortolana, nobili legati alla tradizione cristiana. La madre le trasmise fin da piccola l’amore per la preghiera, l’elemosina e la cura dei poveri. A soli dodici anni, assistette al gesto clamoroso di Francesco d’Assisi che, rinunciando a tutto, restituì i vestiti al padre: un’immagine che le cambiò la vita.

Sette anni dopo, nella notte della Domenica delle Palme, Chiara fuggì di casa per raggiungere San Francesco alla Porziuncola. Qui ricevette il saio francescano e si fece tagliare i capelli in segno di consacrazione, trovando ospitalità nel monastero benedettino di San Paolo a Bastia Umbra. Respinta ogni pressione familiare a tornare, si stabilì a San Damiano, il piccolo edificio restaurato da Francesco.

Presto fu raggiunta dalle sorelle Agnese e Beatrice, e da molte altre giovani: sarebbero diventate una cinquantina. Chiara desiderava un ordine femminile totalmente povero, dedito alla preghiera e al lavoro, sostenuto solo da modesti aiuti dei frati minori. Francesco le diede una prima regola fondata sulla povertà assoluta. Nel 1228, papa Gregorio IX le concesse il “privilegio della povertà”, confermato da Innocenzo IV nel 1253, pochi giorni prima della sua morte.

Durante un assedio dell’esercito di Federico II, Chiara – malata – venne portata alle mura con il Santissimo Sacramento in mano: alla vista dell’Eucaristia, i nemici si ritirarono. Morì ad Assisi l’11 agosto 1253 e fu canonizzata due anni dopo.

A soli tre anni dalla sua morte, nel 1257, iniziarono i lavori della basilica a lei dedicata, accanto alla chiesa di San Giorgio, dove era stato sepolto San Francesco
Basilica di Santa Chiara ad Assisi (www.medjugorje.it)

La Basilica di Santa Chiara: custode di fede e arte

A soli tre anni dalla sua morte, nel 1257, iniziarono i lavori della basilica a lei dedicata, accanto alla chiesa di San Giorgio, dove era stato sepolto San Francesco. L’edificio, terminato nel 1265, è in stile gotico francescano, con una navata unica, abside poligonale e un magnifico rosone. Gli archi rampanti ne sostengono la volta, conferendo alla piazza un profilo unico.

All’interno si conserva il crocifisso che, secondo la tradizione, parlò a Francesco, oltre ad affreschi umbri del Duecento e Trecento. Nella cripta, realizzata tra il 1850 e il 1872 e rinnovata in stile neogotico nel 1935, riposa il corpo della Santa in un sarcofago, insieme a preziose reliquie di Chiara e Francesco. Accanto si trova il Protomonastero, luogo di clausura, circondato dagli oliveti di Assisi: un angolo di silenzio e preghiera, custode dello spirito della Santa che scelse di vivere “senza nulla di proprio, per possedere tutto in Dio”.