Una delle domande più antiche che l’uomo si pone: se Dio è buono, perché esiste il male? Se Dio ha creato ogni cosa, ha creato anche il male?
E se non l’ha creato, da dove proviene? È forse debole davanti ad esso? O addirittura indifferente? Domande di questo tipo si sentono spesso, specialmente quando accadono tragedie, ingiustizie o sofferenze che scuotono la coscienza collettiva. Accendendo la televisione, vediamo notizie che parlano di guerre, violenze, soprusi. A volte sembrano superare di gran lunga il bene di cui si parla. E allora, inevitabilmente, ci chiediamo: dov’è Dio?
Dio ha creato tutto buono
Per comprendere l’origine del male, dobbiamo partire dalla verità fondamentale contenuta nella Bibbia: Dio ha creato il mondo e l’ha creato buono. Nel libro della Genesi leggiamo: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1,31). L’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, è posto al centro della creazione, chiamato a custodirla e a viverla in comunione con il Creatore. Ma in questa bontà originaria era presente anche un dono immenso: la libertà. Dio non ha voluto marionette, ma figli liberi, capaci di amare. E l’amore vero, per essere tale, implica la libertà di scegliere anche il rifiuto.
Il male, dunque, non è stato creato da Dio. È entrato nel mondo attraverso una scelta libera dell’uomo: la disobbedienza. Nel giardino dell’Eden, Adamo ed Eva, sedotti dalla menzogna del serpente, hanno deciso di fidarsi più di sé stessi che del Padre. “Sarete come Dio” (Gen 3,5), fu la promessa ingannevole che li spinse a trasgredire. Il male nasce proprio lì, dove la libertà umana si separa da Dio, rifiutando la verità del suo amore. Il peccato non è solo un atto sbagliato: è una rottura della relazione con Dio. È un’affermazione illusoria dell’autosufficienza dell’uomo. E questa ribellione ha avuto conseguenze che ancora oggi si riflettono nel mondo: sofferenza, morte, disordine, egoismo, distruzione.
Nel racconto della Genesi, accanto alla libertà dell’uomo, agisce anche una figura misteriosa: il serpente, Satana. Chi è? Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che si tratta di un angelo decaduto, un essere spirituale che, per invidia dell’uomo e ribellione contro Dio, si pone come avversario del bene. Egli non è un “anti-Dio” onnipotente, ma una creatura che può agire solo entro i limiti che Dio gli permette. Come dice Gesù a Pietro nel Vangelo: “Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano” (Lc 22,31).
Il diavolo tenta, instilla dubbi, confonde. Ma non può obbligarci al male. La responsabilità ultima resta nelle mani dell’uomo. Satana può solo proporre, mai imporre.

Dio è impotente davanti al male?
A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi: se Dio è onnipotente, perché permette tutto questo? Perché non impedisce che il male agisca?
La risposta non è semplice, ma inizia da un fatto: Dio rispetta la libertà dell’uomo. Una libertà che è il segno più grande del suo amore. Intervenire ogni volta che un uomo sta per peccare significherebbe annullare quella stessa libertà e dunque l’essenza stessa dell’amore. Dio, però, non resta indifferente. Il suo amore non si ferma. È entrato nella storia, si è fatto carne, ha abitato tra noi. Gesù Cristo, Figlio di Dio, ha assunto su di sé tutto il male del mondo, ha sofferto l’ingiustizia, l’abbandono, la morte. E risorgendo ha vinto il peccato, ha spezzato le catene del male, ha riaperto all’uomo la via della vita eterna.
Dio non ci ha promesso un mondo senza sofferenze, ma ci ha promesso di essere con noi nella sofferenza. “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28).
Il male che vediamo nel mondo non è una prova dell’assenza di Dio, ma una chiamata alla responsabilità. Dio ci ha resi partecipi della Sua opera: siamo chiamati a collaborare con Lui nel bene. Ogni guerra, ogni ingiustizia, ogni dolore causato dall’uomo nasce da un cuore che ha smarrito Dio. Non possiamo cambiare il mondo intero da soli, ma possiamo cominciare da noi stessi. La lotta contro il male parte dalla nostra vita personale: riconoscere i nostri peccati, chiedere perdono, scegliere il bene. E da lì, agire nel nostro ambiente, con gesti concreti di amore, giustizia, misericordia.
Il rimedio: l’amore e la relazione con Dio
Gesù ci ha lasciato una via: l’amore. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Questo è il cuore del cristianesimo. Non possiamo combattere il male solo con leggi o con parole. Solo l’amore autentico, che si dona e si sacrifica, può redimere il mondo.
La preghiera, i sacramenti, la carità fraterna: questi sono i mezzi con cui Dio continua a operare nel mondo. Non siamo soli. Lo Spirito Santo ci guida, ci illumina, ci sostiene.
Se vogliamo che il mondo cambi, cominciamo col pregare: “Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”. È così che si ricostruisce il giardino dell’Eden, dentro e attorno a noi.